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"Vivo allarme" e "preoccupazione" del Senato Accademico dell'ateneo leccese sulla Finanziaria

Data: 31/07/2008 - Ora: 10:05
Categoria: Economia

L'entità del provvedimento, infatti, mette in pericolo le funzioni dell'Università pubblica, la sua autonomia, il ruolo di ente pubblico preposto all'alta formazione, allo sviluppo della ricerca scientifica, al sostegno del territorio

Il Senato Accademico dell'Università del Salento ribadisce il "vivo allarme" e la "preoccupazione" espressi dalla CRUI nella mozione approvata all'unanimità nelle ultime sedute e fa sua la richiesta di "una sostanziale revisione della manovra finanziaria del Governo": manovra che, con il D.L. 25 giugno 2008, n. 112, minaccia di segnare il "destino" dell'Università italiana, soffocando gli spazi della sua capacità operativa, comprimendo le ragioni della sua esistenza e deturpando i caratteri della sua struttura.

L'entità del provvedimento, infatti, mette in pericolo le funzioni dell'Università pubblica, la sua autonomia, il ruolo di ente pubblico preposto all'alta formazione, allo sviluppo della ricerca scientifica, al sostegno del territorio. Il S.A. dell'Università del Salento ritiene inopportuno e grave che, attraverso lo strumento del decreto legge e senza alcun confronto o accordo con le parti sociali, si intervenga sul sistema universitario nazionale, si ledano i principi costituzionali dell'autonomia e della libertà di ricerca e di insegnamento, si privilegi un modello privatistico di istruzione universitaria che fa violenza al ruolo che la nostra Costituzione e la Dichiarazione di Berlino attribuiscono allo Stato.

In particolare, il S.A. manifesta la propria contrarietà alle norme contenute nel D.L. n 112/08 che introducono: . la privatizzazione del sistema nazionale universitario attraverso la trasformazione degli atenei in Fondazioni Universitarie di diritto privato (art. 16), la quale alienerà l'intero patrimonio pubblico, modificherà lo status giuridico dei docenti e del personale, provocherà un aumento della tassazione universitaria che si rifletterà sul reddito delle famiglie ed inciderà sul diritto allo studio; . il blocco del turn over fino al 2011 (art. 66) e l'assunzione di personale fino al 20% delle cessazioni dell'anno precedente e del 50% dal 2012 che impediranno il rinnovamento generazionale e l'inserimento lavorativo di giovani ricercatori, con conseguente aumento del precariato e del fenomeno della fuga dei cervelli; . l'ulteriore riduzione del Fondo di finanziamento ordinario, già inferiore di 2 punti in percentuale di PIL rispetto a quello degli altri Paesi europei, che determinerà diminuzione dei servizi didattici, impoverimento dei saperi e dell'innovazione scientifica e tecnologica e, in particolare per le Università più piccole e per quelle del Mezzogiorno, aggravio della crisi economica e sociale. Il S.A. all'unanimità auspica una correzione radicale del D.L. n. 112/08 in direzione del rafforzamento della funzione pubblica della formazione e della ricerca scientifica e si augura che ogni proposito di rinnovamento del sistema universitario avvenga con il confronto diretto tra forze politiche e parti sociali.

La dichiarazione del rettore dell'Università del Salento, professor ingegner Domenico Laforgia: "ritengo che il provvedimento adottato dal Governo rappresenti un percorso di privatizzazione del sistema universitario italiano che, pur non essendo stato condiviso e neppure discusso, potrebbe trovare anche adeguate motivazione ed essere condiviso qualora si definissero bene i percorsi da intraprendere e lo scenario in cui inserirsi. Al momento, invece, appare come un nuovo spostamento di risorse dalle aree sottosviluppate del Paese a quelle maggiormente sviluppate le quali, godendo di un contesto economico più favorevole, ne ricaverebbero i principali benefici. Spero che i nostri parlamentari, di entrambi gli schieramenti, non si facciano ingannare su questo fondamentale aspetto e difendano con la dovuta grinta il nostro diritto allo sviluppo reale, che si misura proprio dal sostegno alla conoscenza e alla ricerca che hanno come conseguenza l'incremento della nostra competitività intellettuale.

Il provvedimento, così come definito, rischia di annullare gli sforzi che Università come la nostra hanno fatto per raggiungere gli attuali livelli di eccellenza nella ricerca e nel sostegno allo sviluppo territoriale, confinandoci in un ruolo di scuole pseudo universitarie con collocazione di serie B nel sistema universitario nazionale e internazionale. Un dialogo costruttivo con il Governo potrebbe aiutarci a capire bene gli obiettivi e a superare questa sensazione che l'azione di governo sia dettata soltanto da un intendimento punitivo verso i docenti e gli studenti universitari. Da parte mia ho già chiesto incontri a ciascuno dei due Ministri di riferimento per comprendere bene il percorso delle nuove fondazioni universitarie e i vantaggi che ne deriverebbero alla nostra Università nell'attuale contesto socio-economico. Al momento le domande senza risposta sono molte numerose e le preoccupazioni sull'incerto futuro sono moltissime, ma ho la certezza che i nostri parlamentari sapranno imporre la giusta strada del dialogo a chiunque intenda minacciare quanto abbiamo già conquistato con enormi sacrifici".

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