In un allestimento quanto mai sui generis, è andata in scena sabato 19 luglio in prima nazionale, "La Mandragola" di Nicolò Machiavelli, una delle più riuscite commedie del '500, fra le più alte espressioni del genio fiorentino.
Ad accoglierla con calore e simpatia la splendida e gremita piazza di Parabita, al secondo appuntamento di Chiamalarte, Festival Nazionale di Arti Integrate.
La versione della commedia, di Fausto Costantini, è interpretata da Nino Castelnuovo, Sergio Fiorentini, Gegia, Tiberio Murgia, lo stesso Costantini e Claudia Cirilli, per la regia di Silvio Giordani.
La trama dell'opera, rappresentata in mille allestimenti e in ogni tempo, è nota a tutti. Callimaco, innamorato di Lucrezia, moglie di Messer Nicia (Nino Castelnuovo), un dottore in legge ricco ma sciocco e presuntuoso, che desidera sopra ogni cosa avere un figlio, si rivolge per aiuto a Ligurio (Sergio Fiorentini), un parassita astuto che della commedia è il vero protagonista. Questi fa travestire Callimaco da medico perchè suggerisca alla donna una pozione a base di mandragola, erba che si credeva avesse in sé la virtù di favorire la maternità. Ma…..il primo uomo che starà con la donna correrà pericolo di vita; lo sciocco Nicia, quindi, accetta di far giacere la moglie con uno sconosciuto catturato per strada, che altri non è se non Callimaco. Complici dell'inganno la madre di Lucrezia, Sostrata (Gegia), una vedova accomodante e senza scrupoli e il confessore Fra Timoteo, spregiudicato e avido di guadagno che, nella versione di Costantini, cerca perdono ad un Dio molto simile a lui promettendo: "….anche per Te, Signore, c'è una quota; stavo pensando all'otto per mille".
Il mondo e gli uomini sono quali sono e non si può sperare di mutarli. E' quanto ci dice il Machiavelli descrivendo un mondo di ipocriti, di parassiti, di stolti, di malvagi meschini ma risoluti e astuti.
Il mezzo Millennio di storia trascorso dalla scrittura dell'opera, pur con guerre, rivoluzioni e mutamenti epocali, non vede cambiata affatto la natura umana e Machiavelli è quanto mai moderno nella sua narrazione. Costantini e Giordano hanno avuto, pertanto, a che fare con una materia di facile adattabilità a temi purtroppo sempre attuali ma hanno preferito condurla a situazioni da satira televisiva, puntando sulla verve di Gegia e la naturale vis comica di Tiberio Murgia per suscitare nel pubblico le familiari risate della domenica pomeriggio.
Autore: Luciana Pisanello