Il testo approvato dal Senato per modificare l'art. 48 della Costituzione e consentire l'esercizio del diritto di voto agli italiani all'estero non piace ai deputati, ma sia il presidente della commissione Affari costituzionali, Rosa Russo Jervolino, sia il relatore Vincenzo Cerulli Irelli del PDU, che Mirko Tremaglia di Alleanza nazionale, sono orientati a fare di necessità virtù e ad approvare in tempi stretti la pdl 105-982 B nel testo licenziato da palazzo Madama dopo un anno di lavoro. Unica condizione che i ''requisiti'', per aver diritto al voto, siano quelli costituzionali della cittadinanza. In questa direzione si muovono l'on. Cerulli Irelli, che ha svolto questa mattina (la prima dopo l'assegnazione del provvedimento) la relazione introduttiva e il presidente di commissione, che tiene a sottolineare come non si sarebbe potuto comunque andare oltre la discussione generale (iniziata anch'essa questa mattina) in quanto manca il parere della commissione esteri. La volontà è dunque quella di chiudere in fretta, accettando il testo del Senato. Nostalgie per il testo a suo tempo votato dalla Camera, come quelle manifestate dall'on. Antonio Di Bisceglie della SDU, possono suonare come un campanello d'allarme: ''Impegnarsi in un braccio di ferro con il Senato - fa rilevare Jervolino - potrebbe portare solo all'affossamento della legge''. (MN)