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    Data: 11/10/2024 - Ora: 10:24
    
    Categoria: 
   Cultura
    
    
    
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario
Il giovane ricco di cui parla oggi il Vangelo di Marco rappresenta ciascuno di noi
ed ancor meglio i popoli del mondo Occidentale che vivono nella sicurezza il loro
ruolo socio-economico dominando il resto dell'umanità. Siamo stati evangelizzati,
secoli fa, e proprio, come il giovane ricco, abbiamo appreso anche a vivere
secondo la morale cristiana; abbiamo, però ahimè, permesso al "benessere"
toccatoci in sorte, di arrogarci il ruolo di padroni del mondo. Della Terra in cui
abitiamo noi occidentali abbiamo fatto un "regno" intoccabile dagli altri popoli
"poveri e reietti". Viviamo come giudici della storia altrui, mentre sfruttiamo il lavoro
e le ricchezze persino dei territori che non calpestiamo, sottomettendo alla nostra
"cultura" le regole di vita, diverse dalle nostre, ritenendole inadeguate e primitive.
Certamente però -dobbiamo riconoscerlo-non sono corrotte dall’egoismo che
divora noi, benestanti.
Il giovane ricco di cui parla Marco siamo quindi noi, divenuti
tristi perché abbiamo ridotto il Vangelo di Gesù Cristo a una vecchia storia
impraticabile... Se invece volessimo onestamente valutare la nostra vicenda
umana dovremmo riconoscere il malfatto dai frutti rappresentati dalla generazione
ultima: violenta, e scontenta, che cerca di distrarsi dal panorama sociale
insopportabile, da noi prodotto, usando alcool e droghe varie. La guerra noi ce
l'abbiamo in casa! Pure, se lo vogliamo, esiste ancora la possibilità di tornare a
vivere umanamente; basta che cominciamo ad attribuire al benessere il suo vero
ruolo: essere lo strumento di una vita solidale, la modalità offerta a noi per
realizzare una storia fraterna. Il nostro ritorno non procrastinabile al Dio cristiano
richiede il superamento dell’egocentrismo idolatra di cui siamo ormai noi stessi le
tristi vittime, e ci introdurrà alla vita eterna, dopo i possibili brevi 70/80 anni di vita
terrena.
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