Spergiuro e intralcio alla giustizia. William Jefferson Clinton da ieri viene processato dal Senato del suo Paese con quest capi d'accusa, eredità dello scombinato Monicagate e di un'inchiesta -quella quinquennale di Kenneth Starr- che non fa onore alla giurisprudenza nordamericana: zeppa di scorretezze e perfino testimoni falsi. Serve una maggioranza di 2/3 dei senatori -tra giudici e giurati- per pronunciare la sentenza di destituzione. E i repubblicani al Senato non hanno i numeri per condannare il presidente all'impeachment. Intanto sono in corso trattative ai massimi livelli tra i due maggiori partiti statunitensi per evitare che il processo duri più di un mese. Lo stesso Bill Clinton ha offerto oggi un compromesso per abbreviarne l'esito del duello parlamentare sulla sua testa: per evitare che in aula siano convocati testimoni, Big Bill è disposto a non contestare gli atti dell'istruttoria a suo carico. (MN)