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Torrepaduli, 25.000 spettatori per festeggiare San Rocco

Data: 22/08/2008 - Ora: 09:12
Categoria: Turismo

Torrepaduli, 25.000 spettatori per festeggiare San Rocco

Tamburellisti di Torrepaduli, Mascarimirì, Nidi d’Arac, Taricata
Special Guest: Tazenda

Grande successo al concerto in onore di San Rocco di Torrepaduli. Per Pierpaolo De Giorgi dei Tamburellisti di Torrepaduli "Un autentico successo collettivo, un successo di tutti, non solo per la presenza di personaggi appartenenti al mondo delle istituzioni e della politica ma anche e soprattutto per l'affetto con cui la gente di Ruffano e di Torrepaduli ha partecipato dimostrando un rinnovato interesse per le tradizioni e la storia del Salento. C'è stata una specie di liberazione interiore, un risveglio collettivo delle coscienze. Il tentativo riuscito di voler superare le vecchie impostazioni culturali che non riescono a mettere il sapere collettivo sullo stesso piano di quello individuale. E invece il sapere collettivo che si sprigiona in alcune comunità salentine e in maniera particolare a Torrepaduli non deve essere più visto come qualcosa di secondario ma deve invece essere ricollocato sullo stesso piano dei saperi soggettivi e individuali. Mi sembra che con gli eventi organizzati dalla Fondazione Notte di San Rocco -convegno, degustazione e concerto- si stia andando finalmente nella giusta direzione di marcia".

Alessandro Coppola dei Nidi d'Arac: «Una serata di successo oltre ogni più rosea aspettativa! Siamo partiti in sordina perché non ci aspettavamo una simile organizzazione già all'anno zero della Fondazione Notte di San Rocco. E invece ci siamo trovati in una autentica "bolgia" di energia positiva che ha trascinato la nostra esibizione e quella di tutti gli altri artisti, così che il nostro duetto con i Tamburellisti è stato un autentico successo dal punto di vista dell'entusiasmo che lo ha sorretto sopra e sotto al palco. Da parte nostra c'è tutta la volontà a continuare a dare credito a questo appuntamento anche negli anni prossimi poiché abbiamo fortemente compreso le fondamenta culturali che lo sorreggono. Come gruppo ci capita di viaggiare in molte parti d'Europa e del mondo e manifestazioni come questa appaiono essere uniche, particolari, magiche. Da molti anni cercavamo qualcuno che credesse in tutto questo e devo ammettere che nella Fondazione Notte di San Rocco abbiamo trovato un partner serio e credibile. Ho saputo anch'io del successo mediatico del nostro duetto con i Tamburellisti: mi crede, non me ne meraviglio. Insieme ai Tamburellisti di Torrepaduli suoniamo ormai da dieci anni; hanno collaborato anche al nostro ultimo album "Salento senza tempo". La spontaneità, e la cordialità con cui lo facciamo hanno facilmente raggiunto il pubblico e lo abbiamo avvertito a pelle».

Lorenzo Caiolo dei Taricata «È stato un onore per i Taricata, oltreché un'emozione forte, prendere parte all'avvio di una grande iniziativa culturale quale quella che sta portando avanti la Fondazione Notte di San Rocco, un'iniziativa che già alla sua prima edizione mi pare abbia riscontrato un enorme successo. È stato bellissimo, poi, inaugurare il grande concerto della Notte di San Rocco e della sua diretta televisiva che ha raggiunto tantissime persone -e anche tanti salentini- che vivono lontani dalla nostra terra. Adesso avranno un motivo in più per raggiungerci e per conoscerci… Siamo stati gratificati dal consenso e dal coinvolgimento del pubblico e questo per un artista è motivo di grande entusiasmo. Abbiamo portato nel Basso Salento la pizzica dell'Alto Salento, poiché i Taricata, come tutti sanno, da oltre trent'anni sono impegnati in un progetto culturale e musicale che parte dalla terra di San Vito dei Normanni per estendersi altrove».

Claudio Cavallo dei Mascarimirì «Ho percepito subito che il concerto del 18 Agosto a Torrepaduli sarebbe stato un grande successo. L'ho capito dal nome dei gruppi che erano ospitati conoscendo perfettamente l'energia che sarebbero stati in grado di mettere in movimento. Quando i Mascarimirì sono usciti sul Palco si sono trovati di fronte una folla oceanica che gremiva in ogni angolo piazza San Rocco. Si è creato un clima magico, unico, per certi versi irripetibile da parte nostra l'augurio che la Fondazione Notte di San Rocco continui a fare ciò che sta facendo con lo stesso identico entusiasmo perché sono fermamente convinto che è l'entusiasmo e la passione il motore di certe iniziative che, se perdono l'anima, diventano soltanto stucchevoli rituali».

Luca Parodi manager dei Tazenda «Non avevo mai avuto modo di partecipare ad un evento come quello organizzato dalla Fondazione Notte di San Rocco, né avevo mai toccato prima con mano la grande energia di piazza che si sprigiona in manifestazioni che uniscono lo spettacolo ad un progetto culturale di più vaste e ampie dimensioni. Il feeling che si è immediatamente creato tra gli artisti sul palco ed il grande pubblico che ha gremito largo San Rocco (una piazza in grado di emanare sensazioni uniche) non ha potuto che portare beneficio alle esibizioni che per quanto posso dire, a proposito dei Tazenda, sono state assolutamente uniche e irripetibili. Credo che se le premesse di questo evento saranno confermate nel tempo ci potrà essere un'occasione in più per aver voglia di raggiungere il Salento e di farsi cullare dai suoi suggestivi scenari e dai suoi ritmi».

Rendicontazione Convegno lunedì 18 agosto 2008, ore 18.00 Palazzo Pasanisi , Via Caracciolo, 26 – TORREPADULI "Oltre la terra del rimorso: analisi storica, antropologica, iconografica, economica di miti, riti e ritmi del Salento" «Il convegno svoltosi lunedì 18 agosto a Palazzo Pasanisi, in Torrepaduli, è stato un momento importantissimo di confronto su un tema che per la Fondazione Notte di San Rocco risulta essere strategico: andare oltre De Martino ed andare oltre la Terra del Rimorso negli studi sul fenomeno del Tarantismo. Il convegno, in realtà, è stato semplicemente un incontro teso a presentare i lavori congressuali che sul tema saranno aperti dalla nostra Fondazione e dal suo Comitato Scientifico nella primavera del 2009, quando nella nostra Torrepaduli giungeranno studiosi da tutta Europa per confrontarsi con noi su una più autentica analisi storica, antropologica, iconografica ed economica dei miti, dei riti e dei ritmi del Salento. Il convegno apertosi con la lettura dei saluti del Presidente del Consiglio, Cav. Silvio Berlusconi, del Ministro Raffaele Fitto, del sottosegretario Alfredo Mantovano, della Senatrice Adriana Poli Bortone, è proseguito con l'introduzione ai lavori del sottoscritto e di numerosissimi esponenti delle istituzioni (tra i quali mi pregio di ricordare: Rocco Palese, Raffaele Baldassarre, Saverio Congedo, Luigi Pepe, Nicolino Sticchi, Maria Antonietta Capone, Maria Rosaria De Lumè, Luigi Mazzei). Al termine dei saluti istituzionali ci sono stati gli interventi del Comitato Scientifico della Fondazione, alcuni dei quali riporto in calce alla presente a mo' di rendicontazione. Le conclusioni del convegno sono state affidate al Magnifico Rettore dell'Università del Salento, Prof. Ing. Domenico Laforgia, e al presidente della Provincia di Lecce, Sen. Avv. Giovanni Pellegrino che si sono soffermati sull'importanza della meritoria opera di tutela delle identità locali ma che hanno con grande lungimiranza aperto gli occhi dei convenuti sul grave rischio che le chiusure dietro gli steccati identitari possono arrecare alle collettività. Moniti di elevatissima portata intellettuale che certamente la nostra Fondazione terrà in adeguata e feconda considerazione». Pasquale Gaetani Presidente Fondazione Notte di San Rocco Intervento di Francesco Tornesello, Comitato Scientifico Fondazione Notte di San Rocco: « La storia segue sempre un modello evoluzionistico. Ogni fatto, ogni evento, trae origine da alcune idee: spesso isolate, magari scollegate, ma che hanno un senso comune, se in qualche modo tra loro confrontate. Ogni idea ha in sé alcune possibilità: possono non incontrarsi mai, ma possono incontrarsi e riconoscersi, conglomerarsi e crescere. E da questi incontri nascono i fatti, gli eventi. La storia della nostra Fondazione non si è discostata da questo schema. Innanzi tutto c'era –e c'è- la notte di S. Rocco, un rito popolare, profondamente radicato nella cultura della gente: uno di quei riti su cui in molti credono di poter mettere le mani, ma che rimane orgogliosamente indipendente. L'unico evento che io conosca, in qualche modo simile, è il Palio di Siena. Un'altra festa popolare su cui tutti hanno creduto di lucrare qualcosa, ma che rimane in realtà proprietà del popolo. Un'altra festa pagana, permeata di un forte spirito religioso. Poi c'era –e c'è- la comunità di Ruffano e Torrepaduli, che ha saputo mantenere, nonostante l'appiattimento culturale, nonostante l'imperante logica degli eventi spettacolari e mediatici, inalterato il suo rapporto con il rito. Che non è soltanto suo, ma che essa sente come suo. E, all'interno di questa comunità, c'erano –e ci sono- alcune persone che pensavano a come proteggere nel tempo il rito, a come consentire il suo libero e immutato svolgimento. Alcune di queste persone praticavano –e praticano- la politica, alcune avevano anche un ruolo istituzionale, ma non era la politica a spingere come acceleratore. Anzi, nel gioco delle parti e dei veti incrociati, l'idea della politica come divisione di poteri e di sfere d'influenza rischiava di vanificare il loro impegno. E c'erano –e ci sono- alcuni, possiamo dire intellettuali?, che sui riti, miti e ritmi del Salento provavano a ragionare. Da angolazioni diverse, ma in sostanziale solitudine. Chi sul versante musicale ed antropologico, chi su quello storico, chi su quello iconografico, chi su quello psico-sociale. Da una cosa accomunati: dal rifiuto di quel principio della delega –uno degli aspetti più deteriori della cultura meridionale- che ha finora consentito ad altri il diritto di studio e di ricerca sulla nostra cultura, non certo sulla nostra identità. Ecco, allora, come si è abbozzata la prima idea comune: studiare, ricercare, entrare in profondità nella nostra cultura popolare, evitando non solo il principio della delega (sia pure a figure di grande spessore, come lo è stato Ernesto De Martino), ma anche il cenacolo ristretto, il provincialismo culturale, il trasformare un grande fatto popolare in un "prodotto di nicchia". Aprire a chiunque può e sa dare un contributo di studio, ma mantenendo nel Salento (meglio ancora, a Torrepaduli) la "testa pensante" del progetto. Poi ci vuole il caso, sono necessari anche gli intrecci più particolari: con P.P. De Giorgi abbiamo una lunga frequentazione di idee e di affetto, Susanna è mia figlia, con Pasquale Gaetani lavoravamo insieme nel DSM: e così nasce il primo anello. Ma la catena si allunga, perché Pasquale vive fortemente la realtà del suo paese, ed è lui il collegamento con la comunità di Ruffano e Torrepaduli, i veri detentori del rito, e con chi, in questo territorio, aveva avviato una sua ricerca, come Ermanno Inguscio. L'ultimo anello lo fornisce il ruolo politico-istituzionale di Pasquale, che consente l'incontro con la Provincia, e, grazie ad un atteggiamento illuminato e laico di quella realtà e di chi, al massimo livello, la rappresenta, si superano anche gli equivoci, artificiosi ma pericolosi, in merito ad ipotetiche attribuzioni di schieramento. E siamo ad oggi: a dirla così sembra semplice, ma semplice non è stato. E sappiamo bene che non sarà semplice neanche nel prossimo futuro. Dovremo fare i conti con la mentalità del capoluogo, dove si pensa sempre che nulla che avvenga fuori dalle mura di Carlo V abbia rilevanza. Ma anche con la cultura del piagnisteo che spesso caratterizza il nostro territorio provinciale, dove in molti seguono il principio di Groucho Marx. E ancora, dovremo fare i conti –anche se la presenza del rettore ci sembra una forte garanzia- con una persistente difficoltà della nostra Università a lavorare con altri soggetti di ricerca. E, infine, ancora a lungo qualcuno cercherà di contrapporre la Notte della Taranta alla notte di S. Rocco, ipotizzando contrasti e dicotomie di ogni tipo, ignorando la differenza strutturale tra un evento creato, in maniera perfetta ed esemplare, per rappresentare e promuovere il Salento, ed un evento che, turisti o non turisti, media o non media, vive da secoli di sua vita. Questa sarà battaglia di tutti i giorni. Ma anche per questo l'idea del convegno di studio ci è sembrato l'obiettivo prioritario. Perché la ricerca, lo studio intorno ai miti, i riti ed i ritmi del Salento ci appare il modo migliore per ribadire la loro identità. Il titolo "Oltre la terra del rimorso" ha un senso evidente. La ricerca di De Martino fu un grande evento nel panorama culturale e scientifico italiano. Inserito in una lunga storia di ricerche sul Sud d'Italia, quello studio illustrava anche un modello di ricerca interdisciplinare, all'epoca assolutamente innovativo. Ma c'era anche un limite: quello di essere una ricerca "a tesi". Perché, se è vero come dice Gilli nell'introduzione del suo manuale di ricerca sociologica, che quando si fa ricerca si deve avere bene a mente cosa ricercare, non è bene che si abbia a mente, fin dall'inizio, cosa si debba trovare. Certo, in un'ottica di contesto, è anche comprensibile il desiderio di un intellettuale, politicamente schierato come De Martino, di indicare una soluzione, un riscatto, per le classi subalterne meridionali. Poi, in sede di convegno, si discuterà se l'idea di trasformare le campagne salentine in realtà industriali –favorendo la sindacalizzazione, la presa di coscienza dei diritti, il rafforzamento del proletariato agricolo, ma anche creando tante Italsider, tante Montedison- fosse giusta o praticabile. Ma quella era l'idea di De Martino. E, più ancora che di De Martino, quella era l'idea di una classe intellettuale e politica: rivedere il documentario di G.F. Mingozzi, riascoltare il commento di Quasimodo, ci fa comprendere con più chiarezza quanto stiamo affermando De Martino, per dimostrare la sua tesi, ha dovuto ignorare le radici profonde, non solo salentine, ma mediterranee ed antichissime, del rito. Certo, non è stato aiutato: a cominciare da Giovanni Jervis che, nonostante la sua formazione psicanalitica, ha affrontato il tema del tarantismo solo sul piano clinico, come fenomeno border con l'isteria, ignorando allegramente Freud e soprattutto Jung. Né lo hanno aiutato i referenti locali, spesso anziani medici di matrice positivistica, anch'essi tesi a dimostrare le colpe dei retaggi economici e clericali sulle popolazioni contadine del Salento, piuttosto che a fornire informazioni in qualche modo oggettive, più utili ad una ricerca scientifica. Il risultato è un lavoro quasi perfetto sul piano metodologico, ma che non ha assolutamente incontrato l'anima profonda del nostro popolo. A dire la verità, non è andata molto meglio neanche con George Lapassade, negli anni '80, ma questo sarà oggetto di riflessioni più approfondite in sede di convegno. Ecco perché, nonostante un assoluto rispetto verso i relatori che interverranno, abbiamo ad ognuno indicato un tema di ricerca. Avendo già ricevuto alcune, significative adesioni, possiamo anticipare alcuni temi: prof Rizzello (preside facoltà Giurisprudenza università di Torino) per un contributo fondato su una ipotesi di analisi economico-cognitiva del neo tarantismo salentino prof Bria (Direttore Clinica Psichiatrica università Gemelli Roma) che si occuperà di inconscio e mito nell'approccio psicoantropologico prof.ssa Castelli (docente di Storia dell'arte medievale, iconografia e iconologia università Pisa) : per un discorso sull'iconografia della trance prof Pellegrino (docente di Estetica università del Salento) che relazionerà su tarantismo e mito prof.ssa Pizzarelli (critica e storica d'arte) : La trance nell'arte del novecento Ci saranno, ovviamente, i contributi di coloro che costituiscono il comitato scientifico della Fondazione e, per le altre relazioni, sono in corso contatti con vari studiosi ed intellettuali: credo di poter affermare che, alla fine, si realizzerà un evento culturale e scientifico di notevole spessore. E questo evento non dovrà rimanere un fatto isolato, ma dovrà rappresentare l'inizio di una serie di appuntamenti scadenzati nel tempo. Non solo, ma, unitamente alla raccolta degli elaborati che perverranno per il premio di laurea, saranno l'embrione di un museo –nuovo ed originalissimo- sulla notte di S. Rocco. E se riusciremo a realizzare un'altra iniziativa –e qui torna ancora la somiglianza con il Palio- quella cioè di commissionare ogni anno ad un artista un'opera che rappresenti i miti, i riti ed i ritmi dal Salento, l'idea museale si rafforzerà ulteriormente, ponendo, alla Fondazione e alla comunità di Ruffano e Torrepaduli, la necessità di reperire una idonea sede. Progetti ambiziosi, qualcuno starà pensando: ma un grande evento, può forse far nascere progetti piccoli?» Intervento di Susanna Tornesello, Comitato Scientifico Notte di San Rocco: «Quando, anni fa, frequentavo la festa di San Rocco come le migliaia di giovani che ogni anno vi intervengono, mai avrei pensato di poter dare un giorno il mio contributo per la tutela di questa meravigliosa espressione della cultura popolare salentina. Eppure già allora sentivo che la notte di San Rocco stava lentamente perdendo la sua unicità, che l'afflusso massiccio dei turisti, se da un lato dimostrava un incontestabile e lodevole interesse per le nostre tradizioni, dall'altro stava contaminando e snaturando l'essenza stessa del rituale delle ronde e della pizzica scherma. E allora, mi chiedevo, e mi chiedo ancora oggi, perché non riappropriarsi della tradizione, perché non studiare a fondo le radici di questa festa che è unica nel suo genere. Attuare una sorta di protezionismo delle proprie tradizioni popolari, che devono essere studiate e decodificate in ogni loro aspetto, è l'unico modo per preservarle nella loro genuinità, facendo si che esse vengano fruite da un turismo più consapevole, rispettoso ed correttamente coinvolto nella loro salvaguardia. Ecco, io credo che questo sia il modello da seguire per la festa di San Rocco, che è patrimonio della popolazione di Torrepaduli e che deve riappropriarsi della sua unicità, senza chiudersi, ma al contrario, tornando ad offrire al visitatore la possibilità unica di poter assistere ad una antichissima espressione della cultura popolare salentina. Perché ciò divenga realtà, la Fondazione attuerà, a partire dal 2009, una serie di iniziative, tra le quali la prima sarà il convegno in programma per la prossima primavera intitolato: Oltre la Terra del Rimorso: analisi storica, antropologica, iconografica, economica di miti, riti e ritmi del Salento. L'intento della fondazione è quello di proseguire il filone di studi indicato dal convegno di Galatina del 1998 e intitolato Quarant'anni dopo De Martino, ampliando e approfondendo, a 10 anni di distanza, le innovative intuizioni di chi, già allora, confermava la necessità di andare oltre le teorie De Martiniane evitando, tuttavia, comparazioni con simbolismi e manifestazioni che non sempre si sono rivelate attinenti al sostrato culturale salentino. Ripartire quindi da uno studio interdisciplinare del tarantismo senza rimuovere alcunché ma proseguendo, andando oltre il già scritto e il già detto, ricostruendo quelle tracce che, nelle tesi di alcuni studiosi, ci parlano di una origine magno-greca del Tarantismo, un'origine che probabilmente si può far risalire ai culti megalitici del territorio e su cui si sono innestati nei secoli, motivi di ispirazione cristiana, legati in particolar modo al culto di San Paolo. Ma di questo vi parlerà Pierpaolo De Giorgi, che ha dato e continua a darci da anni conferme e ricerche di notevolissimo spessore. Dicevo dunque, senza rimuovere alcunché, in quanto la distanza temporale che ci separa ormai dalla famosa spedizione del 1959 deve solamente aiutarci a comprenderne errori e semplificazioni: è storia, è una tappa fondamentale degli studi sul tarantismo che non ha senso né rimuovere né tanto meno ostinarsi a sostenere in maniera anacronistica e settaria. E' con questo spirito che la fondazione si adopererà per promuovere il convegno del 2009 e soprattutto il premio annuale di laurea, nell'augurio che, nel suo piccolo, questo premio possa rappresentare un incentivo per coloro che oggi, coraggiosamente, scelgono di dedicarsi allo studio e la tutela dei beni culturali, un progetto che chiaramente ci auguriamo di poter realizzare in collaborazione con l'Università del Salento. Il bando verrà diffuso a livello nazionale entro giugno 2009 e sarà rivolto a quelle tesi che analizzeranno le varie espressioni del patrimonio culturale salentino dal punto di vista storico-antropologico, artistico, letterario ed etnomusicale. Oltre ai premi, gli elaborati migliori verranno raccolti e pubblicati in una collana, mentre gli inediti entreranno a far parte di un fondo speciale, aperto alla consultazione di studenti e ricercatori, in modo da poter iniziare ad archiviare e valorizzare gli studi che negli ultimi vent'anni sono stati portati avanti da numerosissimi studenti. E' nostra convinzione che soltanto con la ricerca, il confronto e il supporto delle istituzioni ai giovani studiosi, sarà possibile inaugurare una nuova e felice stagione di studi oggi più che mai necessari, dedicando, tra le altre cose, un'attenzione particolare alla ricerca iconografica sul tarantismo, che non può limitarsi unicamente alla raccolta e alla catalogazione delle fotografie e degli audiovisivi ma deve includere ogni forma di testimonianza artistico-artigianale del territorio, in modo da fornire il sostegno metodologico indispensabile ad una ricerca interdisciplinare ad ampio raggio. Grazie»

DEGUSTAZIONE ENOGASTRONOMICA lunedì 18 agosto 2008, ore 18.00 Piazza San Leonardo – TORREPADULI Degustazioni enogastronomiche dei piatti tipici della Notte di San Rocco a cura di: Cenacolo dei Sommi Estimatori e Massimi Degustatori del Vino Rosato «Al Cenacolo dei Sommi estimatori e Massimi degustatori del Vino Rosato è stato affidato dalla Fondazione l'arduo compito di organizzare la degustazione in Piazza San Leonardo, una degustazione che non voleva essere la solita sagra spesso improvvisata quanto piuttosto un vero e proprio itinerario enogastronomico teso alla riproposizione dei piatti tipici che si degustavano nella Notte di San Rocco, attraverso il loro abbinamento al vino Rosato. Abbiamo così predisposto due percorsi enogastronomici basati sullo stesso menù attinente la tipicità e la tradizione del territorio di Torrepaduli. Infatti, nel rispetto della tradizione che vedeva il vino rosato quotidianamente presente sulle tavole delle famiglie salentine, da un lato si poteva apprezzare l'accostamento con un "vino lacrima" mentre dall'altra parte della piazzetta San Leonardo avevamo allestito un tavolo di vera e propria degustazione con la possibilità di entrare nei dettagli degustativi grazie all'intervento di sommelier e maestri della ristorazione. Quattro tipi di vino rosato in bottiglia, ognuno dei quali abbinato ad una precisa pietanza presentata: 1) peperoni fritti e melanzane fritte con la pastella 2) melanzane ripiene con mollica di pane e pecorino 3) pezzetti di cavallo al sugo 4) gnommareddhi Due percorsi che hanno voluto tracciare l'evoluzione storica di un vino antico, il vino rosato, orgoglio delle nostre radici, quanto il rito di San Rocco che si doveva onorare».

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