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Teatro nel carcere di Lecce: riabilitazione attraverso l'arte

Data: 17/02/2005 - Ora: 10:48
Categoria: Cronaca

i detenuti metteranno in scena (ore 15), mercoledì 23 febbraio, lo spettacolo teatrale «L’Orlando Furioso». Presenti reclusi, autorità e operatori del sociale

Riabilitazione attraverso l’arte: è quello che avviene all’interno del carcere di Lecce dove i detenuti mettono in scena, mercoledì 23 febbraio, lo spettacolo teatrale su "L’Orlando Furioso". L’appuntamento è fissato per le ore 15 alla Casa Circondariale di Borgo S. Nicola, alla presenza dei reclusi, delle autorità invitate e degli operatori del sociale. Quest’evento si realizza quale conclusione di un percorso formativo per esperti di teatro sociale, avviato su richiesta della direzione dell’istituto penitenziario, dall’ottobre 2005. Nello specifico, si tratta di un laboratorio diretto dall’attore Fabrizio Saccomanno che ha messo insieme un gruppo di reclusi con un gruppo di giovani allievi. Ma, in verità il percorso teatrale è cominciato nel maggio 2003 su iniziativa dei Cantieri Koreja, dell’Istituto Professionale «De Pace» di Lecce, dell’Università degli Studi di Lecce e dell’Enfap con il sostegno della Regione Puglia e che ha visto questi giovani carcerati misurarsi con l’apprendimento alle tecniche collegate al teatro-minori, al teatro ed handicap, al teatro-scuola, al teatro-terapia, al teatro-ludico, a quello teatro comico e al teatro d’improvvisazione. «Attendo con non poca emozione questo appuntamento - afferma Franco Ungaro, direttore del progetto formativo - che dà valore e senso alla nostra idea di un teatro che diffonde consapevolezza e spirito critico. Spero che in una società dove le marginalità, le disparità e le discriminazioni sociali si espandono sempre più, il nostro piccolo contributo serva a diffondere i germi di una pedagogia basata sulla condivisione di obiettivi e di bisogni, sulla disseminazione di metodologie creative. L’entusiasmo e la passione che i reclusi hanno riversato è il segno più evidente che il messaggio è stato recepito e che occorre dare continuità e profondità ad azioni educative di successo».

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