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Taranto potrebbe perdere i fondi per il dissesto finanziario

Data: 01/09/2008 - Ora: 11:38
Categoria: Politica

La Ragioneria dello Stato: il decreto Ici taglia gli stanziamenti

Taranto può perdere da un momento all'altro i fondi statali destinati a chiudere la partita del dissesto. L'allarme nasce dal parere che la Ragioneria generale dello Stato ha trasmesso al ministero dell'Interno qualche settimana fa, rispondendo ad una richiesta specifica del 9 luglio scorso. Secondo l'organismo tecnico del ministero dell'Economia, il capoluogo ionico non ha più diritto a quel che rimaneva dei 130 milioni di euro stanziati nel 2007 dal governo Prodi e confermati per il 2008 dal decreto "«milleproroghe" approvato dal Parlamento a dicembre e poi convertito in legge. Il motivo è legato, recita il testo della lettera, alla "interpretazione autentica" dell'articolo 5 del decreto con il quale, a maggio di quest'anno, il governo Berlusconi ha tagliato l'Ici. Quest'ultimo, modificando il decreto "milleproroghe", preclude alle città dissestate come Taranto (che hanno dichiarato bancarotta dopo il 2002, ndr) il ricorso alle somme residue del contributo statale varato nel 2007 e confermato, proprio dal "milleproroghe" nel 2008.

La Ragioneria generale dello Stato non va per il sottile e parla apertamente di "utilizzo di entrate proprie", alludendo ai Comuni come Taranto e alle risorse per far fronte ai debiti residui. E' lecito chiedersi, a questo punto, quali decisioni adotterà il ministero dell'Interno. Se dovesse seguire alla lettera il parere della Ragioneria le somme ancora a disposizione dell'Organo straordinario di liquidazione sarebbero bloccate e dovrebbero essere restituite. Al danno del taglio dell'Ici, il Comune di Taranto aggiungerebbe la drammatica beffa di dover cercare e trovare a stretto giro di posta le risorse necessarie a completare la exit strategy messa in piedi dopo il dissesto con l'avvio della procedura semplificata per il pagamento dei creditori (ai quali è andata una somma variabile tra il 40 e il 60 per cento dell'importo originario). Una strategia che sta dando i suoi frutti secondo i numeri forniti dall'Organo straordinario di liquidazione ad agosto. La procedura semplificata ha consentito di ridurre il debito da 578 a 40 milioni di euro nel giro di un anno con l'istruzione di 5mila e 400 pratiche evase all'87 per cento. L'Osl stima di chiudere entro fine anno le pratiche e l'intera partita della procedura semplificata. Ma lo stop della Ragioneria generale dello Stato crea non poche incognite e qualche domanda di ordine politico e "geografico".

C'è da chiedersi, anzitutto, perché, non sia stata tenuta in conto dal governo l'azione bypartisan dei parlamentari tarantini. Risalgono a giugno, infatti, i primi allarmi sul rischio di perdere i finanziamenti stanziati dal governo Prodi per il dissesto. Seguirono gli ordini del giorno presentati alla Camera dagli onorevoli Vico e Boccia (Pd) e dal parlamentare del Pdl Pietro Franzoso. Gli ordini del giorno vennero anche recepiti dall'assemblea di Montecitorio, ma il macigno posto dalla Ragioneria generale dello Stato sulla strada che porta Taranto fuori dalla bancarotta lascia supporre che gli sforzi dei deputati ionici rimangano vani. La domanda sul destino di quel che resta dei fondi destinati a Taranto per il dissesto è lecita. Nell'eventualità cambino strada, quale percorso prenderanno? Soprattutto, chi, più fortunato di Taranto, ne beneficerà?

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