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Data: 01/02/2007 - Ora: 11:47
Categoria:
Cronaca
Ci si interroga, a vari livelli, sull'efficienza, modalità e gestione dei servizi erogati
La discussione in atto a livello provinciale sul destino della sanità ionica sta comprensibilmente suscitando grande interesse tra gli addetti ai lavori, gli operatori del mondo sanitario, i rappresentanti istituzionali, le organizzazioni sindacali e naturalmente i cittadini stessi. Ci si interroga – e a giusta ragione – sull'efficienza dei servizi erogati, sulle modalità di gestione degli appalti, sull'operato del management della Asl/Ta1attualmente guidato dal direttore generale, Marco Urago.
E proprio Urago, a quanto pare, è finito nel mirino delle critiche dei sindacati. Non voglio entrare nel merito dei singoli aspetti né mi compete farlo, ma mi sembra del tutto evidente che il nuovo corso alla sanità sia iniziato nel segno dell'ottimismo e della grande voglia di fare. Diverse sono state le iniziative messe a punto dal direttore generale e dai suoi collaboratori nell'intento di accorciare le distanze tra utenti, cioè i cittadini, e le strutture sanitarie, vista la generale insoddisfazione registrata nell'opinione pubblica tarantina rispetto alle precedenti gestioni della Asl targate centrodestra.
Atti e provvedimenti, quelli firmati dal direttore Urago, che possono anche essere criticati ma con i quali si sta cercando di imprimere una reale inversione di tendenza rispetto al passato. Sembrano passati secoli, ma in realtà sono solo pochi anni, da quando diverse inchieste giudiziarie finirono per investire l'azienda sanitaria ionica con scandali di grosse proporzioni che hanno coinvolto, a vario titolo, numerosi alti dirigenti e funzionari di allora. Non spetta alla politica individuare eventuali responsabilità, tanto meno se di natura penale perché questo compito spetta alla Magistratura, ma chiunque in buona fede ed onestà intellettuale confronta quegli anni con ciò che sta avvenendo in questi mesi non può non rilevare che un abisso separa la vecchia amministrazione dalla nuova. In questo contesto, l'aspetto che più mi interessa sottolineare è che ogni ventata di innovazione si scontra inevitabilmente con rendite di posizione e atteggiamenti consolidati, magari non sempre ispirati all'interesse generale.
In altri termini: va bene la collegialità, il coinvolgimento dei diretti interessati, il confronto necessario e fecondo con i sindacati, ma è pur vero che le scelte bisogna compierle, che le decisioni vanno assunte e a risponderne, in prima persona, dovranno essere proprio i vertici della Asl. Quindi, sì al dialogo ma nel rispetto dei ruoli, questo anche in riferimento alla recente presa di posizione dell'assessore regionale alla Sanità, Alberto Tedesco, che legittimamente segue da vicino l'evolversi della situazione. A mio avviso, ecco la considerazione che propongo anche all'attenzione dell'assessore Tedesco, bisogna dare tempo al direttore generale della Asl, Urago, di dispiegare la sua azione, di mettere in atto il suo programma per poi giudicarne l'operato con piena cognizione di causa. Mi sembra ragionevole muoversi in tale direzione, se solo si considera che alle spalle abbiamo solo "macerie". Non dimentichiamoci che "ricostruire" non è mai facile, innovare, appunto, tanto meno.
La mia non è e non vuole essere una difesa d'ufficio del dottor Urago che peraltro non ne ha bisogno, ma registro troppi ingiustificati isterismi in queste settimane. Ritroviamo dunque lo spirito giusto per affrontare e risolvere i tanti problemi che abbiamo sul tappeto nell'esclusivo interesse delle persone che in carne ed ossa si rivolgono alle strutture sanitarie per lenire la sofferenza, per guarire da una malattia, per vedersi riconosciuto, insomma, il sacrosanto diritto alla salute. Sono certo che tutti, dai rappresentanti istituzionali agli operatori della sanità, dai dirigenti dell'Asl alle organizzazioni sindacali, condividono questa impostazione di fondo. Costruiamo, tutti insieme, una sanità a misura di persona. Questo è l'obiettivo comune che deve animare la nostra azione.
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