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Taranto, arrestati 7 dirigenti comunali

Data: 13/09/2006 - Ora: 10:01
Categoria: Cronaca

Sequestrati beni per 3 milioni di euro

Sette dirigenti del comune di Taranto e due imprenditori sono stati arrestati dai carabinieri con l'accusa di associazione per delinquere, illeciti negli appalti, truffa ai danni dello stato, abuso d'ufficio, falso ideologico e materiale. I reati contestati riguardano le procedure di affidamento e gestione di una struttura ricreativa comunale denominata 'Parco Cimino', nonchè numerose opere compiute da una società ed indebitamente commissionate o liquidate, per effetto di atti amministrativi illeciti posti in essere dai funzionari comunali arrestati. Altre tre persone sono indagate in stato di libertà. I fatti su cui si è indagato risalgono al periodo 2001 - 2006. I destinatari dell' ordinanza di custodia cautelare sono due coniugi tarantini, Giuseppe Ladiana e Adele Aloisio (arresti domiciliari), già amministratori unici della società Day Service Srl e i funzionari e dirigenti del comune di Taranto (alcuni dei quali non più in carica) Santo Barracato, Cosimo Damiano Borsci, Vincenzo De Palma, Antonio Liscio, Luigi Casimiro Lubelli (detenuto per altra causa), Carlo Patella (detenuto per altra causa), Fernanda Prenna (detenuta agli arresti domiciliari per altra causa e destinataria di un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari). I carabinieri della compagnia di Taranto hanno inoltre sottoposto a sequestro preventivo, in esecuzione di un'ordinanza emessa dal gip nei confronti degli stessi indagati, beni immobili per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. Si tratta di abitazioni di pregio, appartamenti e terreni, siti in Cortina D'Ampezzo (BL), Firenze, Bari, Martina Franca (TA), nonchè in alcune località marine della litoranea salentina. Secondo le indagini sarebbe emerso - spiegano i carabinieri in una nota - come, in diversi casi, a causa di un presunto illecito accordo tra i funzionari della pubblica amministrazione arrestati e la ditta privata beneficiaria dei pagamenti, sarebbero stati adottati provvedimenti amministrativi illegittimi. Con un considerevole dispendio di denaro pubblico sarebbe stata, infatti, favorita la ditta privata, procurandole un ingiusto profitto quantificato in circa 5 milioni di euro. Le indagini dei carabinieri avrebbero fatto, inoltre, emergere gravi illeciti nelle procedure di autorizzazione di lavori edili e di manutenzione, ordinaria e straordinaria. Lavori i cui costi sarebbero dovuti essere sostenuti dal gestore e che invece sono stati liquidati dal Comune e realizzati in assenza delle necessarie autorizzazioni dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali.

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