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Taranto, a rischio l'occupazione Ilva

Data: 29/01/2004 - Ora: 12:47
Categoria: Economia

Emilio Riva sottolinea due questioni: i sequestri disposti dalla magistratura e i contingentamenti della Cina stanno mettendo in ginocchio la produzione

Se i sequestri della magistratura tarantina continueranno a tenere in ginocchio la produzione degli altoforni, si corre il rischio di ripercussioni sull’occupazione. L’allarme che suona quasi come una minaccia è stato lanciato oggi da Emilio Riva, presidente di Riva Group, e proprietario dello stabilimento Ilva nel capoluogo tarantino. Riva ha affermato infatti che "il sequestro da parte della magistratura di quattro batterie (nell’ambito di una inchiesta della procura sull’ inquinamento a Taranto, ndr) ci obbliga a produrre coke con sole sei batterie assolutamente insufficienti ad alimentare i tre altoforni attualmente in funzione. Tale blocco ci è costato finora più di 180 milioni di euro". «Se l’approvvigionamento di coke diventerà impossibile - conclude Riva - ci sarà una caduta produttiva a catena che interesserà gli altoforni, i laminatoi, i nastri e a seguire le altre attività, con il rischio di dover adottare misure anche sul fronte occupazionale». E il rischio non viene solo dai sequestri, ma anche da più lontano: dalla Cina. La decisione della Cina di ridurre drasticamente il numero di licenze per la vendita di coke alle aziende produttrici straniere rischia, infatti, di avere gravi ripercussioni sugli stabilimenti siderurgici italiani. «La decisione del governo cinese - dice Riva - ci penalizza fortemente. A Genova, dove le cokerie sono state smantellate in ottemperanza ad una sentenza della magistratura, non possiamo escludere la chiusura dell’ altoforno». «Diversa ma altrettanto negativa» viene definita da Emilio Riva la situazione dello stabilimento di Taranto alla luce delle decisioni cinesi. L’impegno del gruppo Riva per ambiente e sicurezza Sui temi dell’impatto ambientale e della sicurezza sui luoghi di lavoro il Gruppo Riva ha svolto un grande impegno. A Taranto l’Ilva, tra il 1995 e il 2000, ha investito 1.867 milioni di euro, di cui 401 milioni destinati al miglioramento ambientale, ed ha presentato un piano industriale fino al 2007 che prevede ulteriori investimenti per più di mille milioni di euro». «Gli impegni che l’Ilva ha assunto con la firma del patto d’intesa (siglato a Bari l’ 8 gennaio del 2003, ndr) - osserva Emilio Riva - sono stati totalmente rispettati, come l’Arpa Puglia ha potuto constatare nel corso dei sopralluoghi effettuati. Ritengo che i ministeri competenti stiano ultimando la definizione delle ’Bat’ (le tecnologie più avanzate in materia di antinquinamento, ndr) in base alle quali sarà possibile avere parametri certi per l’adeguamento degli impianti attualmente in funzione». Riva interviene anche sul problema della sicurezza sul lavoro, dopo che negli ultimi giorni si sono verificati nello stabilimento di Taranto una serie di incidenti. Quello di Taranto - afferma in proposito il presidente di Riva Group - è oggi fra gli impianti più grandi del Paese, si estende su 15 milioni di metri quadrati e occupa direttamente 13mila persone. «Ci sono state situazioni - dice - che non possiamo dimenticare e sulle quali siamo impegnati a far luce, per capire la dinamica che le ha prodotte, con piena disponibilità nei confronti della magistratura».

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