La Cassazione ha stabilito che hanno diritto all' indennità di accompagnamento le persone che sono in trattamento chemioterapico in regime di day hospital o, comunque, frequentano per le cure in maniera continua i centri ospedalieri. In particolare, la suprema corte (sentenza 1705 della Sezione lavoro, presidente Gentile Rapone, estensore Corrado Guglielmucci), ha accolto il ricorso di Salvatore C., padre del piccolo Giacomo, al quale il ministero dell'Interno aveva negato l'indennità per il periodo - dall' aprile '92 al gennaio '93 - durante il quale il ragazzo, a causa della leucemia che lo aveva colpito, era sottoposto quotidianamente a chemioterapia in un ospedale della Sardegna ed era costantemente accompagnato dal padre per la gravità del suo stato di salute. (MN)

Successivamente il ragazzo era guarito, aveva ripreso ad andare a scuola ed a fare attivita' sportiva: anche per questo, ovvero per la scomparsa del male, il tribunale di Cagliari, confermando la sentenza del pretore, aveva escluso il diritto di Giacomo all' indennizzo, dato che le sue difficolta' non erano persistenti. Ma la Cassazione ha sottolineato che ''contrariamente a quanto mostra di ritenere il tribunale, una delle funzioni precipue delle indennita' in questione presuppone proprio la frequentazione continuativa di centri ospedalieri'' e quindi i periodi di malattia che, invece, secondo il tribunale sarebbero pressoche' ontologicamente incompatibili con le persistenti difficolta' a svolgere i compiti e le funzioni della proprieta'. Alla luce di questo principio la Cassazione ha rinviato il caso al tribunale di Tempio Pausania che ora dovra' rivalutare le richieste di Salvatore C.