A dirlo è il l'ex parlamentare azzurro Gregorio Dell'Anna
La situazione di Nardò può essere considerata indicativa di come la ASL Le/1 vanti finora un bilancio fallimentare, come è stato rilevato, proprio nei giorni scorsi, anche dalle organizzazioni sindacali e da alcune forze politiche che fanno parte del governo regionale. Il nuovo reparto dialisi è quasi inutilizzato, nonostante siano ancora tanti coloro che necessitano di questo trattamento e che sono costretti a spostarsi in ospedali e centri specializzati di altre città, i pronto soccorso estivi tardano a partire, le liste d’attesa per la diagnostica e per i ricoveri raggiungono dimensioni senza precedenti.
A tutto ciò, bisogna aggiungere la carenza – e anche l’uso improprio – di personale sanitario e non, che pare un male endemico non solo del nosocomio neretino ma anche di molti altri presidi ospedalieri dell’Azienda. C’è da chiedersi poi quando avverrà e in che termini la tanto pubblicizzata – o, forse, sarebbe più opportuno dire millantata – istituzione di nuove divisioni ospedaliere (come cardiologia, rianimazione e riabilitazione), compresa anche l’enfatizzata riapertura dei reparti di ostetricia e ginecologia, oltre che il potenziamento di quelli già esistenti, per non parlare poi di quelli che vengono utilizzati poco e male o, addirittura, dei posti letto previsti in geriatria ma mai resi operativi. Non vanno sottovalutate, peraltro, le gravi difficoltà del servizio 118 quando, di fronte alla necessità di dare immediata ospedalizzazione ai traumatizzati e agli acuti gravi, è costretto a dirottarli in strutture più distanti. Eppure, in prossimità di ogni scadenza elettorale, si è anche arrivati ad assicurare l’autonomia del presidio ospedaliero di Nardò da quello di Copertino, la riqualificazione di importanti servizi, come il laboratorio analisi, la farmacia, la diagnostica per immagini, la predisposizione di nuovi locali, fra cui quelli per la sala mortuaria e la centrale termica, e l’attivazione di altri servizi, come, per esempio, l’assistenza domiciliare.
Di tutto questo, non c’è traccia. Anzi, tutto è fermo dall’aprile dello scorso anno. Sono solo cambiati i personaggi e le figure dirigenziali. Qualcuno, addirittura, è arrivato dal Nord per rimettere ordine nella sanità leccese, ma ancora la rivoluzione che aveva prospettato non si è vista. Se ci fossimo addormentati un anno fa e risvegliati oggi, non ci saremmo neppure accorti del tempo passato.