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Rapito bambino di dodici anni a Ostuni, si teme vendetta

Data: 28/03/2002 - Ora: 16:24
Categoria: Cronaca

Si teme per la vita di un bambino di 12 anni rapito ieri sera a Ostuni. Lo hanno portato via dall'auto del padre, un pregiudicato per fatti di contrabbando, sotto la minaccia delle armi. Un rapimento anomalo, che - in mancanza di una richiesta di riscatto - fa temere un regolamento dei conti all'interno della malavita con il ragazzo utilizzato come ostaggio per ottenere qualcosa dal padre.

I familiari hanno aspettato dodici ore prima di denunciare alla polizia quanto successo ma alla fine hanno deciso di raccontare lo svolgimento dei fatti agli investigatori. Secondo quanto appreso dalla polizia, ieri sera verso le 22,30 padre, madre e figlio stavano viaggiando in auto quando, alla periferia di Ostuni nei pressi di una masseria appartenente ad uno zio del ragazzo (dove in passato erano state sequestrate armi), sono stati bloccati da un gruppo di persone.
Gli assalitori hanno chiesto soldi al padre del ragazzo, un esponente di famiglie legate al contrabbando in provincia di Brindisi arrestato l'ultima volta lo scorso anno e, secondo gli investigatori, uomo (pare in digrazia) del boss Francesco Prudentino. L'uomo non ha esaudito la richiesta ed allora, sotto la minaccia delle armi - anche delle mitragliette dicono i magistrati della Dis che stanno indagando sulla vicenda - hanno preso il bambino e sono fuggiti.
L'uomo ha aspettato tutta la notte prima di avvertire la polizia e questo ha provocato un grande ritardo nelle indagini. Una vendetta maturata in ambienti della malavita? I magistrati faranno nel pomeriggio un sopralluogo sul luogo del rapimento e per ora preferiscono non sbilanciarsi troppo. L'ambiente nel quale è maturato il sequestro - secondo gli investigatori - è quello della criminalità locale, una criminalità dura, legata al contrabbando. Legata al contrabbando è sicuramente l'attività del padre del ragazzino: 34 anni, tre figli, l'ultimo dei quali nato l'anno scorso. E può essere che proprio a questa sua attività - stanno ipotizzando gli investigatori - sia connesso il sequestro del ragazzino: un modo per costringerlo a fare o a non fare qualcosa. Ma se l'uomo si è convinto a denunciare il sequestro, dopo che erano passate 12 ore e dopo che avrà certamente fatto tentativi "in proprio" di ritrovare il piccolo, la situazione sembra farsi preoccupante.

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