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Ragazzina grave nel Salento, vittima di riti satanici

Data: 19/10/2001 - Ora: 11:26
Categoria: Cronaca

Dovevano uccidere l'amica del cuore nel nome di Satana e di Marilyn Manson, il cantante maledetto. Dovevano sgozzarla a soli 14 anni in un rituale satanico, ammazzarla senza un perché, non per noia e nemmeno per gioco, ma per seguire un macabro meccanismo di violenza e sconvolgere la vita di un paesino del Salento, Sannicola di Lecce, dove tutti conoscono tutti e dove il lampeggiante delle forze dell'ordine adesso illumina una notte fatta di molti, troppi misteri.

Dovevano ucciderla, forse, come fu ammazzata un'altra ragazza, la diciottenne Nadia Roccia, strangolata dalle amiche del cuore il 14 marzo del '98 a Castelluccio dei Sauri, pochi chilometri di Foggia, un'altra faccia di questa piccola provincia pugliese fatta di sangue e di paura.
Sannicola è un centro a nord di Gallipoli nel Leccese. La vittima sacrificale dei due amici satanisti, anche loro quattordicenni, che sono stati arrestati (in serata sono stati portati nel centro di prima accoglienza di Monteroni, su ordine pm del Tribunale per i minorenni di Lecce, Antonio Costantini) doveva essere una ragazzina: ora è ricoverata in prognosi riservata all'ospedale di Gallipoli. Lotta tra la vita e la morte: ha riportato un forte trauma addominale e un'emorragia interna. Sembra che i due ragazzi ipnotizzati dal rock psichedelico di Marilyn Manson, re del rock maledetto, uno dei simboli di sette sataniche in mezzo mondo, un mondo condito anche da fumetti horror e pompati da amici di chat, un paio di giorni fa, avevano deciso di uccidere una ragazza, per attirare su di sé l'attenzione del loro «mito». La vittima era stata scelta probabilmente a caso. L'altra sera, alle otto, hanno incontrato la ragazzina nella piazzetta di Sannicola. «Andiamo a fare una corsa con le moto?», le hanno proposto. Lei ha accettato. Conosceva bene i due. Con uno aveva frequentato la scuola per otto anni. Erano praticamente come fratello e sorella. Quando i tre, però, sono arrivati alla periferia del paese, nel cortile di una masseria abbandonata in località «Maestà» è scattato il piano. Hanno fermato le moto. Lei era allegra, le piaceva l'idea di una passeggiata avventurosa. Non immaginava quello che stava per accadere. Un ragazzo l'ha bloccata alle spalle e l'ha immobilizzata. L'altro ha estratto un coltello da cucina da una borsa e si è avventato contro la ragazza. Ha mirato dritto al collo. Lei ha chinato il capo e la lama si è spezzata sul suo mento. È riuscita a divincolarsi. Ha cercato di correre via. Ma i ragazzi erano determinati. L'hanno afferrata per i piedi, l'hanno buttata a terra e l'hanno presa a calci a pugni. Fino quasi ad ucciderla. E solo quando l'hanno vista svenuta in una pozza di sangue, con la gola piena di tagli, sono scappati. Poi si sono ripuliti alla meglio i vestiti e sono tornati a casa. Uno è andato subito a letto, per non incontrare i suoi genitori. Si è chiuso nella sua stanza con la musica a tutto volume, rassicurato dai suoi fumetti, dai libri, dai suoi miti. L'altro invece si è seduto a tavola con la sua famiglia. «Perché hai i vestiti tutti impolverati? Cosa sono quelle macchie scure sulle scarpe». Le domande dei genitori lo hanno messo a disagio. Anche lui si è rifugiato in camera. Ma quando il fratello più grande è entrato per chiedergli cosa avesse gli ha fatto una mezza confessione. «Sai, abbiamo picchiato una ragazza. Era antipatica», ha detto a bassa voce e nascondendo il volto tra le mani. È scattato l'allarme. Il fratello è andato nella masseria abbandonata e ha trovato la ragazzina. «Sembrava una bambola con la testa rotta», ha detto in lacrime ai soccorritori. È arrivata anche la polizia. Gli agenti sono andati a casa dei due ragazzini. Hanno rovistato negli stereo, tra i loro fumetti. Hanno sequestrato i computer. I due ragazzi, uno figlio di un ingegnere, l'altro di un falegname, quest'estate erano già stati «ammoniti». Infatti erano stati scoperti mentre profanavano alcune tombe del cimitero del paese. Ma si pensò a una ragazzata. Questa volta, invece, gli investigatori temono che dietro il tentato omicidio ci sia addirittura una setta. Secondo la ricostruzione degli investigatori, i due quattordicenni si sentivano in dovere di compiere un omicidio per sentirsi più vicini alla violenza predicata dal loro idolo rock, Marilyn Manson, considerato da tutti l'anticristo del rock, colui che sul palcoscenico simula stupri e predica la violenza. «Per ora non sappiamo se i due ragazzi aspirassero ad entrare in un gruppo virtuale, conosciuto via Internet, o se dietro questa prova ci siano delle persone in carne e ossa. È questo che ora dobbiamo capire», dice il vicequestore aggiunto Pantaleo Nicolì.

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