Tenuti in condizioni precarie, senza l'assistenza necessaria per una serena vita da anziani. Un piatto di ceci, due fettine sottili di formaggio e due foglie di insalata: è quanto mangiavano gli ospiti della Comunità San Giorgio di Racale quando sono entrati nei locali per un controllo i carabinieri della Compagnia di Casarano e del Nas di Taranto che, insieme con personale dell’ Ausl Lecce/2 di Maglie, hanno riscontrato gravi irregolarità strutturali e igienico-sanitarie. La comunità San Giorgio, una struttura privata, si trova nella località Castelforte, nel territorio di Racale, e opera nel settore assistenziale per deboli e anziani. La situazione riscontrata è tale - secondo i carabinieri - da costringere gli ospiti a sopravvivere in un continuo stato di degrado. I militari hanno fatto i controlli all’ ora di pranzo quando, ad un numero di anziani superiore a quanto la comunità era autorizzata ad ospitare, è stato somministrato un pranzo alquanto parco: un piatto di ceci, due fettine di formaggio dello spessore di un millimetro e del diametro di 10 centimetri e due foglie di insalata. Le cucine, inoltre, sarebbero state attivate in assenza di autorizzazione sanitaria; l’acqua dei rubinetti, dei servizi igienici e dei bagni non proverrebbe dalla rete idrica, ma da cisterne esterne. Ancora, le docce sarebbero danneggiate, non ci sarebbe sapone nè carta igienica e sarebbero stati trovati indumenti conservati in sacchetti neri utilizzati per i rifiuti. Gli arredi - secondo i controlli fatti dai carabinieri e dal personale della Ausl - risulterebbero scarsi e consunti. La struttura peraltro sarebbe piena di umidità, come confermerebbe la presenza sulle pareti di macchie di umidità; gli infissi sono rotti, e ciò provocherebbe un abbassamento della temperatura interna nei locali dove manca il riscaldamento, anche perché le caldaie di gasolio sono completamente vuote. E’ stata presentata al sindaco una dettagliata relazione con la quale si propone la chiusura della Comunità San Giorgio, perché i locali risulterebbero inadeguati agli standard previsti dalla vigente normativa regionale. E’ al vaglio degli inquirenti la ricerca di eventuali responsabilità penali a carico di chi avrebbe dovuto gestire e coordinare la struttura.