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Data: 14/06/2001 - Ora: 15:31
Categoria:
Economia
Fra le province pugliesi, quella di Brindisi cresce di più, con il 6,4. A seguire Lecce, con il 6,2 e Bari, con il 5,9, mentre a Foggia e Taranto l'aumento sarà "solo" del 4,1 e del 3,5 per cento. Per la seconda volta nel giro di pochi giorni, la provincia di Brindisi fa bella figura per le sue prestazioni economiche. Già dalle note di Banca d'Italia, infatti, emergeva che il Brindisino aveva avuto un ottimo duemila per quanto riguarda il turismo (+23,7 per cento, seconda solo a Foggia e al di sopra della media regionale del 18,7). I dati sulle esportazioni, poi, si discostavano in maniera così vistosa dalle altre province da apparire perfino sospetti: più 45,6 per cento contro una media del 16 che scendeva al 3,2 nella vicina provincia di Lecce. Angelo Guarini, presidente dell'Associazione industriali di Brindisi, è sorpreso: «Evidentemente chi sta in trincea, combattendo la battaglia quotidiana per lo sviluppo non si accorge che i risultati prima o poi arrivano. Ma ragionando freddamente, non mi meraviglio: il polo aeronautico è già oggi un volano, e lo sarà ancor di più in futuro. Tirano, inoltre, le grandi realtà della chimica, della plastica e della farmaceutica. Ad esempio, la Exxon Mobil, che sta realizzando un investimento di un centinaio di miliardi e incrementerà notevolmente gli occupati, portandoli almeno a 220. Non per questo oggi sono a Roma per tastare il polso in Confindustria e valutare nuove altre partnership con Alenia, Agusta e Officine aeronavali. Se si realizzassero poi le potenzialità dell'agroalimentare, e del tessileabbigliamento, sarebbe un vero boom. Per questo io, come Enzo Biagi, coltivo l'insoddisfazione. Per puntare al meglio». Taranto, invece, è una delle province che registrerà gli incrementi di posti di lavoro più bassi d'Italia. A dimostrazione, forse, che lo sviluppo pugliese è a macchie di leopardo, come evidenzia, del resto, anche la ricerca di Bankitalia. Ma a creare i nuovi posti di lavoro sarà soprattutto la piccola e media impresa. Lì, gli addetti saliranno dell'11,5 per cento. A Bari, ad esempio, si prevede che 9600 posti di lavoro verranno dalle piccole e medie imprese, mentre solo 900 saranno i nuovi occupati creati dalle imprese con più di cinquanta dipendenti. Ma ci sono anche province nelle quali le grandi imprese distruggono posti di lavoro: quelle di Foggia e Taranto ne vedranno sparire in tutto oltre trecento. Anche in quel caso, a creare il saldo positivo, sia pure in misura contenuta, sono le microaziende. Un'ulteriore conferma all'analisi di Bankitalia, secondo cui il motore dell'economia pugliese è la piccola impresa. E un mercato del lavoro caratterizzato da una flessibilità superiore al resto d'Italia. In particolare, sono l'utilizzo di contratti a termine e le politiche di riallineamento a fare della Puglia un laboratorio per le strategie di emersione del lavoro nero. Nel Sud più che nel resto d'Italia, rimangono, secondo gli esperti del centro studi Unioncamere, molti ostacoli nel mercato del lavoro e nella formazione: tanto che potrebbero rimanere vuoti, addirittura, quattro nuovi posti di lavoro su dieci. Sarebbe un peccato.
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