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Data: 18/07/2001 - Ora: 15:22
Categoria:
Economia
Lo segnalano le elaborazioni effettuate dall’ufficio di censimento del settore programmazione della Regione e dall’ufficio regionale Istat, sulla base dei dati forniti nelle schede di riepilogo giunte dai comuni al termine delle rilevazioni sul territorio. Dalla Regione fanno notare che i risultati provvisori - pure coerenti con le tendenze in atto, verificate dagli esperti - potrebbero comunque differire da quelli definitivi che verranno dalla "elaborazione statistica dei dati contenuti nei questionari aziendali", tuttora in fase di registrazione. Tornando ai ‘numeri’ e in un quadro di riduzione generale nel decennio (Nord-ovest -39,1%, Nord-est -20,2%, Centro -8,6%, Sud -6,1%, Isole -8,0%), a far segnare in Puglia significativi aumenti è soprattutto la provincia di Lecce, con un saldo attivo dell’11,34% (da 70.853 aziende nel ’90 a 78.890 nel ’91). In positivo pure Brindisi (4,52%, da 48.960 a 51.171) e Foggia (2,17%, da 60.024 a 61.324). La provincia di Bari fa registrare invece il decremento maggiore: -5,07 (119.274 contro le 125.643 precedenti), seguita da quella di Taranto: -2,36 (oggi 44.061, nel ’90 45.124). Le aziende con superficie agricola utilizzata sono risultate 353.284, pari al 99.6% del totale regionale. 16 i comuni con oltre 4000 aziende agricole: Cerignola e San Severo nel foggiano; Andria, Barletta, Bisceglie, Bitonto, Corato, Ruvo e Terlizzi nel barese; Manduria e Martina Franca nell’area ionica; Brindisi, Ceglie Messapica, Francavilla Fontana, Oria e Ostuni nel brindisino. Andria, passata da 7.771 a 8.680 aziende, è in testa a livello regionale, seguita da Martina (prima nel ’90, scesa da 8.106 a 7.326) e Ostuni (dal quinto posto nel decennio precedente, 6.385, al ‘podio’ provvisorio, 7.010). Escono dalla classifica dei dieci comuni col maggior numero di aziende Ruvo e Manduria (ora dodicesimo e tredicesimo), entrano in graduatoria Francavilla Fontana, al quinto posto (6,585) e Bitonto, al sesto (5.531). Erano all’undicesimo e dodicesimo posto nel 1990. L’impiego più diffuso dei terreni è a coltivazioni permanenti (ci sono poi seminativi, prati permanenti, pascoli e boschi): l’86% circa delle aziende censite pratica questo tipo di coltura. Si tratta di 304.234 unità che producono prevalentemente olio, uva, agrumi e frutta. Il primato regionale va alla provincia di Brindisi (91,66%). Nel complesso si osserva un lieve incremento medio, pari allo 0,22%, che nel territorio evidenzia realtà molto differenti: dal +13,72% del leccese al –8% della provincia barese. Nel complesso, in Puglia è presente il 16,5% delle aziende italiane con coltivazioni permanenti, in Sicilia il 15,6%, in Campania il 10,2% e in Calabria il 9 %. Nel Mezzogiorno si concentrano i due terzi delle aziende italiane che praticano questo tipo di colture. Quanto ai seminativi, le aziende nella provincia di Foggia sono il 57,11%. Seguono Lecce (38,11%) e Taranto (32%). Boschi, pascoli e prati sono forme di uso dei terreni praticate rispettivamente dal 2,29%, 2,23% e 0,4% delle aziende pugliesi. Nel censimento particolare attenzione è stata dedicata alla rilevazione delle aziende viticole: 79.099, il 26% di quelle con coltivazioni permanenti. Rispetto ai dieci anni precedenti sono diminuite del 27,7%, soprattutto in provincia di Brindisi (– 40%). La distribuzione provinciale mostra una concentrazione nella provincia di Taranto con incidenza sulle coltivazioni permanenti pari al 42% . Dieci i comuni con oltre 1.500 aziende viticole: Andria, Barletta, Canosa e Rutigliano, Brindisi; Cerignola e San Severo; Grottaglie, Manduria e Martina. Il centro col maggior numero di aziende a vite in Puglia è Cerignola (3.321), seguonoi Barletta (2.505) e San Severo (2.494). Quello con l’incremento più alto è Rutigliano (+64,68%). La riduzione maggiore è per Martina Franca (-40.66%). La tendenza nazionale alla diminuzione delle aziende agricole viene confermata per quelle che praticano l’allevamento. Nel 1990 erano 16.774 in tutta la Puglia, Nel 2000 si sono ridotte a 6.821, con una variazione negativa del 59%. Il fenomeno è comune a tutte le regioni. La variazione negativa nazionale è del 38,6%. Il maggiore decremento è tra gli allevamenti di suini, che in Puglia diminuiscono del 64%, in particolare nella provincia di Lecce ( -74,7%). La riduzione più contenuta è negli allevamenti bovini che in Puglia è del 50%. Ovini e caprini sono capi di bestiame che in Puglia hanno subito il maggiore decremento, passando dai 425.236 del 1990 ai 234.703 del 2000 ( -44,8%), soprattutto nella provincia di Bari ( -52%). Più contenuto tra i bovini che in media scendono del 3,6% con un -20% nella sola provincia di Lecce –20%. I comuni con oltre 200 aziende d’allevamento sono 8: Altamura, Gioia del Colle, Noci, Putignano e Santeramo; Cisternino; Martina Franca e Mottola.
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