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Puglia, contro i veleni dell'agricoltura vince il biologico

Data: 09/04/2002 - Ora: 11:48
Categoria: Economia

Bistecca agli ormoni, pollo agli antibiotici, insalate condite da pesticidi, uova ai furanici e latte al cloramfenicolo, frutta ai fitofarmaci, potrebbe essere questo un esempio di pasto, che inconsapevolmente portiamo ogni giorno sulle nostre tavole. Se poi consideriamo che il filosofo Feuerbach affermava che "noi siamo quello che mangiamo", la questione assume aspetti alquanto insoliti.

Dovremmo, dunque, definirci un cocktail di sostanze chimicofarmaceutiche, con appena una spruzzatina di elementi nutritivi? Sebbene le leggi italiane ed europee, a tutela dei consumatori, siano severe, una serie di concause e cavilli burocratici, spinge chi desidera facili guadagni ed allevatori disonesti a violarle con una certa facilità. Paradossalmente, la volontà di mantenere un allevamento in buona salute provoca un avvicinamento al mercato nero dei farmaci, focalizzato nelle tre specialità medicinali di antibiotici, anabolizzanti e cortisonici. Il cinquanta per cento della frutta analizzata dalle agenzie ambientali e dalle Asl risulta contaminata da pesticidi, per gli ortaggi la cifra si mantiene sul venti per cento, mentre i dati totali relativi ai campioni del tutto irregolari risulta quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno, passando dall'1 all'1,8 per cento. La Bse, i polli alla diossina e gli altri scandali agroalimentari hanno avuto larga eco sugli organi di informazione, ma la perdita di fiducia dei consumatori nei confronti della qualità dei cibi in commercio non può essere collegata soltanto a fenomeni mediatici. La verità è che, negli ultimi anni, i consumatori sono diventati molto più maturi e consapevoli; hanno capito che l'abuso di pesticidi e fertilizzanti chimici rappresenta un rischio per la salute umana; hanno visto che la superalimentazione di bovini e suini, la crescita rapida dei polli, il sovraffollamento degli animali negli allevamenti è causa di molte patologie; hanno imparato a diffidare della campagna propagandistica delle multinazionali del biotech, che promettono miracoli e tacciono sui rischi degli Ogm. Si diffonde, in maniera crescente, la mancanza di fiducia nei confronti di un cibo sempre meno elemento di rigenerazione della vita, percepito invece come merce senza etica. Dopo il successo di «Mangimi puliti», Legambiente ha deciso di estendere la propria azione a favore di un'alimentazione sana, sicura, rispettosa dell'ambiente e delle tipicità. Lo scopo è di sostenere le filiere reali o virtuali, che adottano metodi e pratiche che si muovono nella direzione della qualità e dei valori etici come il rispetto dell'ambiente, degli animali e della salute dei cittadini.
Gli ambientalisti raccolgono la sfida e scendono in campo con l'intento di combinare logica aziendale, biosicurezza e salvaguardia dell'ambiente. Sull'impiego di agenti chimici la nostra normativa è molto vecchia, sono tuttora autorizzati vari principi attivi a rischio e soprattutto non sono previsti né limiti né controlli per il "multiresiduo", la presenza contemporanea di più principi attivi che può dare luogo ad effetti sinergici molto pericolosi. Da indagini recenti è emerso che in almeno il sessanta per cento della frutta consumata sul territorio nazionale si ritrova un principio chimico, il trenta per cento ne contiene di più di uno, un campione su cinquanta è addirittura fuorilegge.
Per uscire da questa situazione non vi è che una strada: potenziare la ricerca pubblica e indipendente, scevra da vincoli ed interessi economici. I consumatori sono spaesati, tempestati da una miriade di aromi artificiali, di sapori appiattiti e omologati secondo una poco gustosa tendenza globalizzante.
Cosa vuol dire qualità? Un prodotto può dirsi sicuro quando rispetta la legge, rende visibile la tracciabilità dei processi produttivi, rispetta forme e metodi di coltivazione. In quest'ottica si spiega lo straordinario successo del metodo di produzione biologico e l'affermarsi di produzioni alimentari tipiche, regionali e dei marchi Dop e Igp: dei circa 100 prodotti italiani, ben 33 sono meridionali e di questi un'alta percentuale è targata Puglia; numeri importanti anche i 24 vini Doc e le 760 aziende agricole biologiche presenti sul territorio regionale. Con il suo dinamismo e l'alto rispetto della tradizione agricola, la terra di Puglia dimostra di conoscere la cultura del territorio e di credere nell'idea che in ogni prodotto si celi la storia di un'autenticità locale da apprezzare e da salvaguardare.

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