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Data: 18/06/2001 - Ora: 15:04
Categoria:
Economia
Non ho ascoltato, in questi giorni, un po’ di sana autocritica, di sincero ripensamento sulla ragioni del loro fallimento, ma solo attacchi a testa bassa nei confronti di quanti, quotidianamente, lavorano per restituire alla politica quello che le è mancato in questi anni: concretezza e buon senso. Un esempio: le polemiche pretestuose con le quali il presidente Ria, in vena di protagonismo e dimentico dei tanti problemi politici che vive la sua maggioranza, cerca di cancellare gli insuccessi di una Provincia che brilla per evanescenza e per una gestione assolutamente verticistica della cosa pubblica. Sull’efficacia e sull’efficienza dei patti territoriali, prima e più autorevolmente di me, si è pronunciata la Corte dei Conti. Ma neppure questo è il punto. Dobbiamo interrogarci sul valore che quelle risorse avrebbero avuto per lo sviluppo del Mezzogiorno se fossero state altrimenti impegnate e, quindi, effettivamente spese. Programmare vuol dire sostanzialmente selezionare le priorità, verificare quali politiche possono concretamente attuarsi in ragione delle risorse disponibili ed individuare strumenti efficaci, in grado cioè di attuare nel minor tempo possibile gli interventi. Partendo da queste brevi considerazioni, il giudizio sui patti non può che essere negativo. Questo però non vuol significare sconfessare le politiche di concertazione, né tanto meno bocciare le proposte imprenditoriali, ma interrogarsi sui correttivi da introdurre e sulle nuove soluzioni da adottare. Non vedo perché se uno strumento ha dimostrato di fallire si deve comunque far finta di nulla: errare è umano. Perseverare è diabolico. La Regione rivendica il legittimo diritto di programmare al meglio le proprie risorse, in vero non tante, ma certamente non riproducibili. In buona sostanza, nei prossimi cinque anni le risorse disponibili dovranno essere spese al meglio e rapidamente, consapevoli che per la Puglia probabilmente non ci saranno prove d’appello. Spendere male o peggio non spendere, vuol dire creare un danno difficilmente riparabile. Il Territorio ha bisogno di infrastrutture, di reti di servizi, di dare certezze e tempi rapidi alla richieste delle imprese, la Puglia deve diventare interlocutore credibile per quanti scelgono di investire nella creazione di nuove iniziative. E’ una strada lunga e difficile, lungo a quale il pericolo maggiore è quello di ripetere gli errori del passato. Sono cosciente delle grandi difficoltà, della necessità di adeguare la macchina amministrativa e i comportamenti della classe politica a queste nuove logiche, ma oggi è il momento di partire. Nel merito, poi, della querelle sui patti, devo segnalare che la Regione è tenuta ad esprimere solo un generico parere sulla compatibilità programmatica, cosa che peraltro, farà nei prossimi giorni. Mi chiedo solo se il presidente Ria sia consapevole che vi sono pendenti 13 Patti, che per la qualità delle proposte, per la quantità di risorse richiesta e per la localizzazione sono di fatto direttamente concorrenti o, peggio, in contrasto tra loro o con altre ipotesi di sviluppo. Su questi patti, secondo quando sostenuto, la Regione dovrebbe fondare tutte le proprie opzioni di sviluppo, su queste proposte la Regione dovrebbe abdicare le proprie scelte ai promotori dei patti. Sappiamo bene frutto di quali "concertazioni" sono i patti, di quante promesse mancate sono portatori, di quale danno hanno prodotto drogando le coscienze di quanti ormai da anni hanno puntato sui patti per lo sviluppo delle proprie aziende. Si sono volute alimentare generiche aspettative che pure oggi mi auguro riescano almeno in parte a trovare risposte. La Regione è al fianco delle imprese, di quanti vogliono sinceramente concorrere allo sviluppo: è per questo che, pur tra mille difficoltà ci stiamo adoperando per individuare le soluzioni che garantiscano certezza e tempismo alla spesa dei P.O.R. La Regione deve esprimere un parere, il livello nazionale dovrà garantire la copertura dei patti. La Regione non intende in alcun modo ostacolare eventuali valutazioni positive che Roma ha fatto o farà sui patti pugliesi, sarebbe autolesionistico e, a tal punto, nessuno di noi è giunto. Analoghe considerazioni potremmo oggi fare, ad esempio, per la legge 488, i cui risultati in termini di efficienza della spesa sono una vera palla al piede dello sviluppo, dimostrando l’inadeguatezza dello strumento così come formulato rispetto alle esigenze del nostro tessuto imprenditoriale, così come autorevolmente evidenziato dalla Banca d’Italia. Il punto quindi non è dire sì ai patti, a tutti o solo a una parte di questi, o ad esempio, alla 488, ma ripensare oggi, prima che sia troppo tardi, quale futuro vogliamo per la nostra regione. Un futuro di chiacchiere oppure di concretezza e buon senso".
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