Una montagna di ''carte, di norme, regolamenti'', insomma ''tante parole ma pochi fatti'' che sono quelli che invece il cittadino si attende. Il ministro della funzione pubblica Angelo Piazza, intervenendo questa mattina a Bologna ad un convegno organizzato dalla provincia, ha fatto un bilancio pessimistico di quanto è stato realizzato finora sul terreno della semplificazione amministrativa e del decentramento delle funzioni previsto dalla cosidetta "Riforma Bassanini" (vd. nel sito del Parlamento la legge "Bassanini 1", la legge "Bassanini 2", la legge "Bassanini 3"). ''Il meccanismo ideato non regge'', ha rilevato ancora Piazza che da una parte ha messo l'accento sulla resistenza di ''molte amministrazioni che temono di perdere ambiti di competenze e di poteri'', ma anche sul fatto che per le funzioni delegate dallo stato alle autonomie locali, ''non vi sono risorse certe e così gli enti non le esercitano''. (FM)

Per questo, ha sostenuto il ministro, riprende vigore l'idea di ''un federalismo vero'' che passi da una parte attraverso una riforma costituzionale e dall' altra per una autonomia finanziaria per gli enti locali. ''Questo non significa che noi non procederemo sulla strada del federalismo ammininistrativo previsto dalla legge 59 - ha tenuto a sottolineare Piazza - ma il percorso si profila accidentato'', senza considerare che si tratta di un percorso ''parziale perche le funzioni sono delegate'' ed in futuro lo stato potrebbe anche riprendersele.

Anche sul terreno della semplificazione amministrativa per Piazza c'è grande distanza tra ciò ''che abbiamo promesso e ciò che si è realizzato''. Ha ricordato il regolamento per lo sportello unico, la recente circolare sull'autocertificazione e sulla firma digitale, che però per ora ''sono solo norme'' e ''rimane lo scetticismo'' dei cittadini. Tuttavia il ministro non ha addebitato al personale la colpa dell'insuccesso.

Al di là di qualche sacca di inefficienza, per Piazza il personale è coinvolto nella riformae ''non è accettabile l'idea di mandare a casa i vecchi dirigenti per farne dei nuovi più motivati''. Il problema è semmai quello della formazione ed il ministro ha ricordato da una parte il capitolo per gli investimenti nella formazione del personale, contenuto nel patto per il lavoro firmato a dicembre e dall'altra le risorse già stanziate. Si tratta di quattrocentotrentamiliardi di risorse interne che potranno diventare mille attingendo ai fondi di provenienza comunitaria.