I dati personali contenuti nei 'cedolini' degli stipendi devono essere considerati 'top secret', accessibili cioe' soltanto ai diretti interessati, perche' in caso contrario si violerebbero le norme in materia di 'privacy', che invece vanno tutelate al massimo anche attraverso l'introduzione di apposite 'password' per consentire al dipendente di prendere visione delle informazioni che lo riguardano. E' in questo senso che si e' espresso il Garante per la protezione dei dati personali, con un provvedimento che ha fatto chiarezza in questa materia e che era stato a sua volta sollecitato dal Comune di Roma. Il Campidoglio aveva chiamato in causa il Garante in relazione ai dati personali contenuti nel 'cedolino' dei suoi dipendenti, che possono riguardare fra l' altro eventuali sussidi di cura, indennita' missione per portatori di handicap, iscrizione al sindacato, ovvero multe disciplinari, pignoramenti per alimenti e tasse, etc.. (MN)

Il Garante, nella risposta che ha fornito all' amministrazione comunale della Capitale, precisa innanzitutto che si tratta di elementi che rientrano nella nozione di 'dato personale' contenuta nella legge n. 675/'96 ''in quanto collegati a persone fisiche individuate o individuabili''. Si ricorda inoltre che di regola il 'cedolino' deve essere consegnato nelle mani del diretto interessato. Ma a prescindere dalla consegna diretta, il Comune - fa notare il Garante - puo' eliminare dai 'cedolini' determinati particolari ''relativi a situazioni strettamente personali o familiari (es., la causa del pignoramento, la ragione del sussidio, la sigla del sindacato)''. Per gli altri dati che invece devono essere inclusi nei 'cedolini' nell' interesse stesso del lavoratore, si suggeriscono ''opportune cautele'', come il ricorso alla piegatura e spillatura, oppure consistenti nell' imbustare il 'cedolino' stesso o nel coprire le parti piu' significative che non riguardino dati di comune conoscenza, oltre che ''nell' introdurre una c.d. 'distanza di cortesia' agli sportelli''.