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Data: 21/04/2008 - Ora: 11:21
Categoria:
Cultura
Venerdì 25 aprile- ore 20,00 Fondazione Moschettini, Associazione Casello13
Ancora un appuntamento con il Presidio del Libro di Copertino, presso Palazzo Colonna a Copertino. Stefano Donno introdurrà e ci farà viaggire sui versi di Vera Lúcia de Oliveira. Vera Lúcia de Oliveira scrive sia in italiano che in portoghese. Vincitrice di numerosi premi letterari a livello internazionale, è autrice di diversi libri tra cui Geografie d'ombra (1989); Tempo di soffrire (1998); La guarigione (2000); Verrà l'anno (2005). Ha curato antologie poetiche di Manuel Bandiera, Ledo Ivo, Carlos Nejar e Nuno Jùdice. Il bilinguismo di Vera Lùcia de Oliveira, si traduce in un ampliamento degli strumenti per comprendere il mondo, per penetrare i segreti della vita dell'uomo, e della sua anima e – soprattutto - del suo dolore, in capacità di accogliere le voci che ci stanno intorno senza rinchiudersi nel proprio io. La lingua semplice e parlata, quella di tutti i giorni che evita ogni parola difficile o aulica, è il filo con il quale il poeta tesse "il discorso comune": la voce intensa e pacata che parla per ogni uomo, così com'era all'origine della poesia.
Allora il trascorrere della vita e della storia si fa materia lirica, alla ricerca dell'alterità e, anziché perdere la propria anima, come affermava Lawrence d'Arabia a nutrimento di queste poesie che talvolta sembrano racconti in miniatura. Abitanti della poesia e della letteratura, ma anche abitanti del mondo, inseriti nel fluire del tempo presente, nella dolorosa pulsazione dell'universo, abitanti del grande cuore vitale che è l'umanità, con il suo movimento di sistole e diastole che è il moto della vita e della poesia, i poeti migranti partono proposito di chi lascia la terra e la lingua materna, ampliano la capacità di espressione, visitano luoghi notturni o solari della propria coscienza, che la lingua nuova spalanca alla loro vista.
E da questo sguardo aperto, da questo mettersi nella confluenza fra modelli e mondi molte volte dicotomici, nasce una nuova possibilità di scrittura in cui il testo è il luogo del convivio e della conoscenza di culture e lingue e la traduzione è "l'anima di questo coro di voci dialoganti", la possibilità di partire e tornare, di conoscere e interpretare il viaggio e di reinventare, chissà?, un nuovo modo di rappresentazione del reale.(Vera Lùcia De Oliveira)) La video installazione di Marta Ampolo è la poesia che si fa immagine, scrive Ivan Serra la: "coda dello sguardo" di una donna è ciò che riunisce e sintetizza schegge sparse di urbana quotidianità. La frantumazione dell'esistente in scaglie di penetrante semplicità disvela realtà celate talvolta anche al soggetto stesso, nel mentre l'artista, il quale «usa gli occhi per dare cibo ai pensieri», attraversa vissuti lasciandosene attraversare.
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25 aprile al Museo archeologico nazionale di Taranto
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