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Piano trasporti pugliese in alto mare, l'opposizione boccia Fitto

Data: 22/10/2002 - Ora: 09:30
Categoria: Economia

Non c'è accordo sulle modifiche al testo unico sul trasporto locale. Ieri, in commissione Bilancio, chiamata ad esprimere il parere finanziario sulle modifiche alle legge regionale 13 del 1999, l'opposizione di centrosinistra ha detto "no": non ci sono garanzie sufficienti sulla tutela dei posti di lavoro nell'ambito del più ampio processo di liberalizzazione del trasporto in Puglia che comincerà fra poco più di un anno. Quello del centrosinistra è un "no" a sorpresa, dopo il "contatto" con il presidente della Regione, Raffaele Fitto durante la sua audizione nella commissione Trasporti di cinque giorni fa. L'irrigidimento dell'opposizione "spaventa" la giunta regionale.

Tanto che l'assessore al Bilancio, Rocco Palese, ha fatto "irruzione" in un vertice del centrosinistra svoltosi subito dopo i lavori della commissione Bilancio. Palese ha provato a mediare ma non sembra sia riuscito a convincere i capigruppo del centrosinistra. La partita, in realtà, non si gioca solo sulla clausola occupazionale della legge 13. L'obiettivo del centrosinistra era quello di far passare in giunta solo il primo piano dei trasporti, non i successivi che avrebbero dovuto, invece, ottenere il "via libera" del Consiglio regionale. Ma Fitto non vuole cedere. Non sui trasporti, almeno, dove in ballo ci sono un miliardo e mezzo di euro, tra fondi europei e statali, da bloccare entro il 2002. Il piano in esame e gli altri che seguiranno, secondo la "filosofia" del presidente pugliese devono restare di competenza del governo che deve avere l'ultima parola sulle proposte che arrivano da sindacati, associazioni di categoria ed enti locali. La buona volontà non manca. Il 14 ottobre, la giunta regionale ha proposto una decina di "correzioni" al suo piano. Tra questi c'è il recepimento del master plan della Seap sul sistema aeroportuale, la valorizzazione del porto di Manfredonia, l'adeguamento della viabilità del Parco del Gargano, la verifica sulla vocazione turistica e mercantile del porto di Bari, la possibilità che i porti regionali siano gestiti autonomamente da soggetti di diritto privato. Ma questo, al centrosinistra non basta: il muro contro muro ricomincia. Forse non è mai finito.

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