Peter si è anche cimentato con la lingua italiana introducendo ogni brano con brevi discorsi
Quando si sono riaccese le luci alla fine dell' esibizione dell'ex Genesis Peter Gabriel, i volti del pubblico presente alle "Cave" di Cavallino avevano un'espressione rapita, affascinata ed assorbita nelle emozioni che il grandissimo musicista inglese ha saputo regalare in più di 90 minuti di grande musica e poesia. Peter si è anche cimentato con la lingua italiana introducendo ogni brano con brevi discorsi e aneddoti riguardanti i testi che andava a proporre. Solo la sua voce, calda e profonda è già melodia che diventa quel canto, marchio di fabbrica di un'epoca, che tutti gli appassionati di musica conoscono e riconoscono. Alterna poetiche ballate a brani più ritmati condendo tutto lo spettacolo di coreografie e trovate eseguite insieme agli altri 6 elementi presenti sul palco.
Parla della sua nuova passione per la fotografia al mondo segreto di fiori ed insetti per introdurre Secret world nel corso della quale si cimenta come tamburellista e, insieme a tutti gli altri musicisti si produce in giri su se stesso come ad avvitarsi verso il cielo delle emozioni che riesce a stimolare.
Si esibisce in perfetto stile da skater su un monopattino con due grosse ruote mimando un balletto con il suo chitarrista. Verso la metà dell' esibizione presenta la sua band e spende parole di elogio per tutti i suoi elementi; Esalta il grande talento del chitarrista solista David Rhodes scultore e suo collaboratore fin dal 1979, loda le grandi capacità della tastierista Rachel Z innamorata del Jazz e che vanta collaborazioni con gente del calibro di Chick Corea e Al Di Meola; definisce "esplosivo" il batterista Ged Lynch e ricorda le partecipazioni fin dal suo primo album solista dell'ottimo bassista Tony Levin suo grande amico dai primi anni 70. Passa poi a presentare al pubblico leccese Richard Evans con la sua "magica" chitarra acustica e finisce, con la voce chiaramente emozionata e straripante di affetto per magnificare il talento canoro dalla "corista", sua figlia Melanie giovane e promettente voce del panorama musicale mondiale. Insieme ai suoi musicisti presenta al pubblico, ringraziandoli, tutti i tecnici che "si muovono come ombre sul palco per portare avanti lo show".
Si giunge quindi ad una pausa durante la quale Peter indossa una fantastica giacca tutta composta da specchietti e diventa una "palla rotante da discoteca anni 80" per interpretare uno dei suoi brani di maggior successo, Sladgehammer che trascina tutti i presenti in una danza ritmata e consente a lui di giocare con le luci che si riflettono diffondendosi coreograficamente sul palco.
Chiede scusa per le torture dei suoi connazionali ai danni degli iracheni ed invita sul palco Daby Toure, cantante della Mauritania e figlio di Hamidou, elemento di spicco dei Toure Kunda, gruppo storico della scena africana di Parigi; con lui si esibisce in un duetto afro-inglese molto apprezzato e accompagnato dal battimani ritmato del pubblico.
Il concerto si conclude con un bis in cui Gabriel si esibisce, accompagnato solo dal suo piano e dal basso, in una struggente ballata che trascina sempre più in alto le emozioni di tutti i presenti conducendoli in un piacevole stato di soddisfazione e appagamento e lasciando il palco per infilarsi in una automobile che lo porta via dalle "Cave".
Autore: Danilo Di Falco