Il modello di olivicoltura superintensiva presenta, infatti, delle caratteristiche innovative rispetto a quella tradizionale: una densità di piantagione di circa 1.600 piante per ettaro
L'innovazione per rendere competitiva l'olivicoltura pugliese: la Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Bari presenta, nel corso di tre giornate dimostrative nelle province di Foggia, Bari e Brindisi, un modello innovativo di coltivazione e di raccolta meccanizzata in oliveti superintensivi per ridurre i costi di produzione e di raccolta. Le tre giornate dimostrative inizieranno alle 9 e si terranno il 22, 23 e 24 novembre rispettivamente presso l'I.T.A.S. "G. Pavoncelli" di Cerignola, l'Oleificio Sociale di Cassano delle Murge e la Cooperativa "Progresso Agricolo" di Fasano. Le iniziative, organizzate in collaborazione con Kverneland Group Italia, saranno articolate in due momenti: nel primo, di carattere tecnico, rappresentanti del mondo istituzionale, accademico e imprenditoriale si confronteranno sulle difficoltà che sta affrontando il settore olivicolo in Italia anche alla luce delle ridotte risorse che saranno rese disponibili in futuro dall'Unione Europea e sulla necessità di individuare modelli di coltivazione alternativi e più efficienti rispetto a quelli tradizionali. In quest'ottica si presenteranno i risultati della sperimentazione avviata nel 2001 dai professori Angelo Godini e Francesco Bellomo della Facoltà di Agraria dell'Università di Bari finalizzata all'applicazione di modelli di olivicoltura superintensiva – già diffusa in Spagna, America, Sud Africa e Australia - alle più comuni varietà della nostra regione. La fase seguente, di tipo dimostrativo, vedrà per la prima volta all'opera sul campo "Gregoire G167", l'innovativa macchina vendemmiatrice che Kverneland Group Italia ha realizzato ad hoc per questo tipo di colture superintensive. Di particolare rilievo sarà la prova dimostrativa di raccolta delle olive presso l'azienda agricola Maria Cenci "Masseria Ciccolucci" di Fasano dove, tra il 2004 e il 2005, un oliveto plurisecolare di 30 ettari è stato infittito con un oliveto superintensivo monovarietale: il risultato finale è una perfetta ottimizzazione dell'utilizzo del suolo attraverso la coesistenza di due modelli olivicoli agli antipodi, uno innovativo e l'altro tradizionale. Il modello di olivicoltura superintensiva presenta, infatti, delle caratteristiche innovative rispetto a quella tradizionale: una densità di piantagione di circa 1.600 piante per ettaro, l'allevamento delle piante ad asse centrale e la raccolta delle olive con una macchina vendemmiatrice a scuotimento orizzontale. Il tutto a vantaggio dei tempi di raccolta e dei costi di produzione che vengono sensibilmente abbattuti. «L'aspetto più interessante di questo innovativo modello di olivicoltura superintensiva – anticipa il professor Angelo Godini, direttore del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali e responsabile della sperimentazione - è la straordinaria efficienza del cantiere di raccolta. La coltivazione tradizionale degli olivi necessita, per la raccolta, di manodopera dall'alto costo e difficile da reperire che riduce notevolmente la redditività della olivicoltura. Il sistema che proponiamo è in grado di rivoluzionare la filiera di processo della coltivazione dell'olio perché abbatte i costi di produzione in generale e quelli di raccolta in particolare».