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Data: 31/10/2006 - Ora: 11:45
Categoria:
Cronaca
Chi mai si sognerebbe di trascorrere una vacanza in un territorio degradato o di andare al mare in una spiaggia violentata?
La spiaggia delle Cesine non c'è più. O quasi. Ben novecento metri di una delle spiagge più selvagge e incontaminate del Salento sono stati letteralmente sommersi da una montagna di massi informi per mano dell'uomo. Con l'obiettivo di fermare il fenomeno di erosione della costa (?!), da diverse settimane pesanti mezzi meccanici stanno provvedendo a dislocare questi massi proprio lungo la battigia. Non è stata sufficiente la denuncia di Legambiente per fermare quello che appare come uno scempio gratuito e fine a se stesso. Se il fine di impedire l'assottigliamento della spiaggia può in teoria essere condiviso (ma la fascia sabbiosa del litorale delle Cesine è da sempre instabile, essendo esposta ai venti e alle forti correnti marine), il risultato raggiunto è davvero sconvolgente: è stato letteralmente cancellato quasi un chilometro di spiaggia, completamente offesa da massi giunti chissà da dove. La scelta di posizionare in questo modo i massi di fatto raggiunge due obiettivi negativi: innanzitutto, cancellando la spiaggia stravolge il paesaggio naturale che da sempre costituiva la principale caratteristica di questo litorale; secondo, impedisce la balneazione, rendendola pericolosissima. La bocciatura di Legambiente è senz'appello: "Una serie di interventi sconsiderati hanno devastato uno dei litorali meno frequentati ed immuni dalla speculazione edilizia, senza peraltro risolvere il problema, ma semmai aggravandolo ed ampliandolo su scala maggiore con l'ulteriore irrigidimento della linea di costa".
Davanti a questa pubblica denuncia, l'ufficio del Genio Civile di Lecce ha chiarito che i lavori per un importo di ben 900mila euro sono "un importante intervento sia di salvaguardia e ripascimento dell'arenile che di tutela dello stagno retrodunale" e, dunque, sarebbero volti alla difesa del litorale e dell'oasi delle Cesine. L'area interessata da questi lavori è proprio quella centrale, che si raggiunge dal sentiero che inizia dal curvone della litoranea dismessa e oggi inibita al traffico automobilistico. Questo tratto di costa si trova in corrispondenza dell'area protetta gestita dal Wwf, nel cuore dell'oasi delle Cesine, al centro dei sei chilometri di fascia costiera che con dune, canneti e cespugli di macchia mediterranea proteggono le paludi e gli stagni che danno rifugio a molte specie animali stanziali e migratori. La zona umida delle Cesine si estende per 620 ettari con la sua oasi naturalistica di rara bellezza.
Pur non mettendo in dubbio la legittimità delle procedure (ma Legambiente nazionale ha esplicitamente chiesto di sapere se prima di procedere ai lavori sia stata correttamente effettuata la cosiddetta "verifica dell'incidenza ambientale", perché le Cesine sono classificate come Sic-sito di interesse comunitario e dunque qualsiasi intervento necessita di questa particolare procedura di tutela), resta da chiedersi se l'intervento così come si sta realizzando era davvero necessario e indispensabile.
"quiSalento" ha scelto questo caso per inaugurare "Salento da bocciare", rubrica che da questo numero comparirà nelle pagine di "Salento da scoprire" perché appare davvero indubbio che oggi la spiaggia delle Cesine non è più come prima. E invece di essere più fruibile e accogliente, pur nell'ambito di un rigoroso rispetto della natura e di una scrupolosa tutela dell'oasi gestita dal Wwf, oggi non è più frequentabile come lo è stata da sempre. In quel tratto non è più una spiaggia. Per questo non può che essere condiviso l'appello che il portavoce salentino di Legambiente, Maurizio Manna, ha rivolto alla Regione affinché "indichi soluzioni a minore impatto ambientale e maggiore efficacia, pure esistenti ed altrove adottate, a tutela di questo autentico tesoro della collettività pugliese e dell'intero Mediterraneo". Davanti a casi come questo c'è bisogno di sollecitare la cittadinanza attiva, trasformando i sentimenti di indignazione in azione collettiva da manifestare direttamente agli amministratori. Per questo motivo quiSalento propone di far conoscere questa protesta inviando e-mail al presidente della Regione Puglia e agli assessori regionali all'Ambiente e alla Cittadinanza. Riusciremo a bloccare i lavori o quantomeno a renderli compatibili con la natura del luogo? Chissà, ma questa è l'unica strada per tentare di consegnare ai nostri figli almeno una testimonianza di un ambiente incontaminato, così come alle Cesine l'abbiamo trovato. Una risorsa, una straordinaria bellezza che merita di essere tutelata. E in modo "speciale". Perché questa bellezza, una spiaggia selvaggia unica al mondo, è un modo concreto per elevare l'attrattività del Salento, anche sotto il profilo turistico. Chi mai si sognerebbe di trascorrere una vacanza in un territorio degradato o di andare al mare in una spiaggia violentata?
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