Alla manifestazione hanno partecipato numerosi artisti provenienti da tutto il mondo
La carriera artistica della pittrice novolese Consiglia Vergori si arricchisce di un altro prestigioso riconoscimento: il Premio Internazionale Biennale di Venezia "Ponte dei sospiri" conseguito il 1 luglio scorso. Il premio è stato organizzato dall'Associazione Culturale "Amici del Quadrato" di Milano. Alla manifestazione hanno partecipato numerosi artisti provenienti da tutto il mondo. Il sindaco Oscar Marzo Vetrugno, anche in qualità di Assessore alla Cultura, ha voluto congratularsi personalmente con Consiglia Vergori che con la sua arte continua a rendere lustro a Novoli anche fuori dai confini regionali. Il sindaco ha augurato all'artista nuovi e importanti traguardi. Pittrice autodidatta nata a Guagnano in provincia di Lecce nel 1934, vive e opera a Novoli da molti anni. Ha iniziato a disegnare per la prima volta a 53 anni. Prima di allora non aveva mai preso in mano un pennello. Questo è il suo racconto; "Tutto è iniziato una sera a Lecce, ho visitato un negozio di prodotti per artisti, sono rimasta affascinata e incuriosita, ho comprato tele e colori". Da quel giorno sono passati due lustri, la pittrice vanta numerose mostre personali e collettive e vari sono i riconoscimenti che le sono assegnati. La sua pittura è molto semplice e fantasiosa, trae spunto dal passato, racconta scene familiari serbate nella memoria: il tepore di un camino, le famiglie numerose, le serate con la candela accesa dinanzi un libro o a guardare da una finestra la neve. Una vita semplice conservata nel ricordo e riportata sulla tela in frammenti che evidenziano una vita poco agiata ma felice. Fino ad oggi ha realizzato oltre 650 opere. [Raffaele De Salvatore] Hanno scritto di lei: "Le tele di Consiglia Vergori sono agli occhi di un esperto come chi scrive, di una tale pittoricità quale è poco dato vedere ai nostri giorni, per due motivi precisi. Anzitutto il disancoramento rispetto alle poetiche della pittura contemporanea italiana e straniera come se l'artista attingesse solamente a un suo orto o giardino familiare, una sorta di patria locale; eppoi a una sua spontanea creatività che non risente di scuole o accademie, rasentando una sorta di luogo naif. [...] Luci e tenebre si alternano come un fuoco che s'accende o muore, e le valenze simboliche fanno leggere un incanto fermo. Pittura raccolta tra un pressante realismo romantico e certe alchimie del dipingere fatto di superfici, colori, e gesti, mescole, macchie e sbavature. Evocazioni in cui la lingua figurativa, accesa di toni e di materia come lo fu nel secondo dopoguerra, così Vergori fra i pochi artisti italiani ha capito che le categorie artistiche oggi hanno rimescolato le carte. Il cerchio cui attorno lavora la Vergori si stringe sempre di più, così ella ha trovato oggi il dono di una immagine e di un paesaggio ricco di tensioni, echi enfati di primitive ingenuità, qualità sentite dal suo animo, che credo siano pure e pregne di un ritmo impareggiabile di origini dove tutto è suono, poesia e colore. [...] Esiste per tutto e in tutta la pittura di Consiglia Vergori la traduzione nobile della natura misteriosa, attraversata da una passione che sottomette il bello al vero, e che dimostra la capacità di sapere dipingere unitamente alle autenticità di quel che dipinge. (prof. Carlo Franza - Giornalista, storico d'arte e critico de "Il Giornale") "La nostra Vergori, con tutta umiltà, ha calzato le scarpette di cristallo già di Cenerentola, ha socchiuso gli occhi in dormiveglia e, con cura, ha frugato nel suo ricco bagaglio di giovanili sogni, ne ha selezionato i più intensi, i più irrequieti ed ha voluto farli rivivere. Ha stemperato, quindi, i colori più strani e inusitati ed ha sparso il tutto (sogni, colori, ricordi ed affetti) su cento tappeti volanti che, ora, vagano nell'aria in cerca di nuova realtà. Sono i tappeti magici di un mondo che non vuole e non deve morire. [...] Giardini incantati, mari e rive da favola, nevi morbide che rendono soffici anche le rocce dei monti sconosciuti, e cascatelle che lasciano nell'aria uno scroscio argentino e il lucore di tanti diamanti. Sono raffigurate, nelle tele, figure rudi e popolane che s'aggirano operose in ampie stanze scaldate da camini sempre accesi: sono mamme e nonne indaffarate intorno a utensili desueti e a bambini fasciati di candidi cenci che profumano ancora di spiga e di mortella. Sono vecchi fusi rotolanti, incappucciati di ruvida lana. I fiori, poi, sono sbocciati tra giardini profumati con olio di Zagara e ti portano alla mente ricordi di eventi sacri. [...] È l'arte fatta per i sogni, per i ricordi, per le cose semplici e ricche di umor, di ironia e satira che non troverai mai nel segno grafico pittorico, ma te lo troverai sul sorriso che sfiora le tue labbra. [...] " (Fernando Sebaste )