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No all'impianto a biomassa a Melendugno

Data: 31/01/2008 - Ora: 11:17
Categoria: Politica

Cittadini preoccupati, anche per la svalutazione delle proprietà immobiliari spesso realizzate con notevoli sacrifici

I melendugnesi sono veramente preoccupati per la proposta dell'Impianto a Biomasse da realizzare sul territorio comunale, nelle vicinanze di Calimera. La preoccupazione principale è che la proposta dell'Impianto, che altro non è che un termovalorizzatore, cioè nella sostanza un inceneritore, si trasformi da subito in un bruciatore di veleni industriali e di fanghi di depurazione, con tutte le conseguenti problematiche di carattere ambientale e sanitario per la salute dei cittadini. "Lotteremo con tutte le nostre forze- precisa il portavoce dell'Associazione Melendugno Nostra, Franco Candido, anche coordinatore del Comitato no-acquarossa di Melendugno. - "Siamo convinti che l'inceneritore - centrale rappresenta un pericolo tremendo, per la salute dei cittadini - un sicuro scempio ambientale di preoccupanti proporzioni. Come genitori prima e come cittadini, poi, abbiamo il dovere e il diritto di salvaguardare la salute di tutti, soprattutto quella delle future generazioni; dobbiamo assicurare cioè ai nostri figli una vita sana-come quella vissuta finora da noi e dai nostri nonni.

Se qualche affarista melendugnese, procacciatore di affari, non sente questo dovere, ad impedire quest'impianto-mostro ci penseremo noi con la forza della democrazia, la sola forza a disposizione del popolo." Il rischio che l'Impianto a biomasse proposto si possa fare è grande perché certe sirene hanno facile gioco ad inserirsi nel processo decisionale dell'Amministrazione e malgrado il Sindaco abbia pubblicamente affermato la sua contrarietà al progetto, non ci sentiamo tranquilli perché si sa che la sua parte politica non è assolutamente la maggioranza in seno alla giunta comunale, disponendo di soli due assessori su sei. Se la proposta dovesse passare, il pericolo che tale impianto si trasformi in un inceneritore di rifiuti normali, speciali e di fanghi di depurazione, sarebbe una possibilità da non escludere, viste le problematiche inerenti il trattamento di altri tipi di rifiuti, velenosi e pericolosi, che Melendugno ha conosciuto nel recente passato, quando fumi pestilenziali ed asfissianti ammorbavano l'aria oltre che del nostro meraviglioso paese, anche di Calimera, di Vernole e di Castrì, come testimoniano i rapporti redatti all'epoca dai vigili urbani. Vi sarebbe il concreto pericolo, cioè, del peggioramento della qualità dell'aria - derivante dalle immissioni di polveri fini e ultrafini (nanopolveri) ed altri inquinanti, determinate anche dal flusso veicolare di mezzi pesanti per il trasporto di biomasse e di rifiuti e per il conferimento a discarica della notevole quantità di cenere prodotta dalla combustione del materiale, che per essere trattata e stoccata avrebbe bisogno di una discarica specialmente adibita a materiale pericoloso.

Sarebbe certo anche un ulteriore inquinamento delle acque delle falde e del sottosuolo, già seriamente compromessi, derivante dalla reimmissione in circolo dell'acqua alterata dai processi di lavorazione e di eventuali inquinanti presenti. Sotto accusa sarebbe anche il degrado della qualità della vita dei cittadini che abitano e lavorano in un ampio raggio di distanza dall'impianto che si intende realizzare. Cittadini preoccupati, anche per la svalutazione delle proprietà immobiliari spesso realizzate con notevoli sacrifici (abitazioni, attività produttive, terreni che in questi ultimi anni sono stati attrezzati con impianti di distribuzione irrigua per incentivare una agricoltura di qualità e più produttiva) nelle aree circostanti alla centrale. Insomma un disastro ambientale, sociale, turistico ed economico da evitare assolutamente.

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