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Data: 28/10/2002 - Ora: 10:00
Categoria:
Cultura
La struttura, concepita per una popolazione carceraria di 500/550 detenuti attualmente ne ospita circa 1200, con situazioni di disagio per i detenuti e per il personale che lì dentro lavora.
Stanze che dovrebbero ospitare 1 persona , vedono in molti casi la presenza di 3 detenuti per stanza.
Ma non è solo un problema di angustia di spazi vitali.
Al termine dell’incontro l’On. Vendola, incontrando i giornalisti, ha dichiarato:
" 1200 detenuti invece di 500 significano l’impossibilità di costruire percorsi di reinserimento, di fruizione della formazione professionale, impossibilità per i detenuti di lavorare. Questo, nonostante l’apprezzabile lavoro fatto dal personale e dagli operatori sociali che lavorano dentro il carcere.
Rispetto al dibattito che si sta sviluppando sull’ipotesi di una amnistia o indulto, Nichi Vendola ha sostenuto la proposta del P.R.C. di una soluzione che prevede un misto tra amnistia e indulto, una sorta di ‘deflazione’, un intervento su quelle fasce di popolazione carceraria con pericolosità sociale minima o i cui reati sono già abbondantemente stati scontati, che insomma non rappresentano un grave pericolo per la società . Abbiamo costruito, ha detto Vendola, una proposta che ha trovato ascolto anche in settori del Centro Destra.
Siamo incoraggiati dalle parole del Presidente Ciampi e del Pontefice: oggi serve guardare in faccia al fatto che in Italia vi sono quasi 60.000 detenuti in strutture predisposte per 40.000.
Se guardate dall’interno, le carceri sono piene di poveracci."
Rispetto alla proposta dell’On. Mantovano di far scontare la pena agli immigrati nei loro paesi di origine, Vendola ha replicato che " bisogna cominciare il ragionamento dall’inizio e non dalla fine: se il carcere accoglie il 30% di detenuti immigrati e il
30 % di detenuti tossicodipendenti, vuol dire che sta svolgendo le funzioni a cui dovrebbe rispondere una Comunità di accoglienza o i Servizi Sociali dei comuni.
Lo Stato ha trasformato il carcere in una sorta di discarica sociale, perché i problemi del disagio sociale diventano problemi di ordine pubblico e la risposta è la segregazione. Prima bisogna prendere atto di questo, poi possiamo ragionare di altre soluzioni, con grande attenzione; prima ragioniamo su una proposta che esiste già: consentire la scarcerazione di coloro che non sono pericolosi socialmente, con l’avvertenza che se commettono reati nei prossimi 5 anni, dovranno tornare in carcere per scontare tutto, anche la vecchia pena".
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