"Ho perso un fratello e mio padre perché a Bari non esiste il 118". Il dolore è ancora vivo, ma la rabbia è più forte per Marta Gernone. Domenica all'alba suo padre, Nicola Gernone, 77 anni, si è sentito male. Marta e sua sorella hanno chiesto aiuto a tutti. Ma nessuno ha risposto. Solo dopo 50 minuti è arrivata l'ambulanza dei vigili del fuoco. Troppo tardi.
«Mio fratello è morto sette anni fa per un infarto e un'ambulanza che arrivò dopo 40 minuti. E domenica mattina, quando mi sono trovata accanto a mio padre che non respirava più e con l'elenco telefonico tra le mani, mi è sembrato di tornare in dietro nel tempo. Non è cambiato niente in 7 anni». Domenica mattina, ore 4,20: Marta telefona ai numeri di pronto intervento. Ma la Crocerossa non ha ambulanze e il Serbari non risponde. Chiama il Policlinico, il Cto, il 113, il 112. Alla fine arriva l'ambulanza del 115. «I vigili del fuoco sono stati bravissimi. Hanno fatto di tutto per aiutarci. Hanno portato mio padre in ambulanza su una sedia da cucina, perché la lettiga non passava nelle scale. Ma loro non sono medici». Nicola Gernone è arrivato in ospedale alle 5,20. Un'ora dopo la prima chiamata di aiuto di Marta. È morto alle 6 per problemi respiratori. «Non voglio diventare un caso - dice - Ma dobbiamo fare qualcosa per far nascere questo benedetto 118. E siccome non ho i soldi per denunciare la Regione e portarla in Tribunale racconto la mia storia».