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Minervini: La Puglia ha bisogno di un’amministrazione migliore

Data: 13/07/2005 - Ora: 11:56
Categoria: Politica

L’amministrazione pubblica è il motore di un territorio.

Più qualificata, agile, efficiente, moderna. Ne hanno bisogno i comuni, le province ma anche le imprese, il terzo settore. I cittadini. Il motivo è evidente. L’amministrazione pubblica è il motore di un territorio. Un motore pesante, dissipativo, lento non regge il passo spedito delle trasformazioni in atto. Perde e fa perdere terreno al sistema Puglia. E in una fase delicata e difficile come l’attuale è un problema grave. Un costo insostenibile. Insomma, la burocrazia è cruciale per lo sviluppo. Le diverse modifiche legislative hanno assegnato all’ente regione una vocazione strategica: produrre "politiche", ossia tracciare la rotta e coordinare l’azione dei protagonisti del territorio, monitorandone i risultati. La missione della regione è la governance. Buona e di sistema. Non promuovere sporadiche e accidentali azioni di settore ma elaborare risposte strutturali ai problemi. Non trattenere in proprio le opportunità ma ridistribuirle sul territorio. Non fare ma far fare. Non è un ente chiuso ma aperto. Non è un’istituzione di potere ma di servizio. Non ispira la sua azione al verbo gestire, ma a un più complesso ciclo di infiniti: ascoltare-programmare-coordinare-valutare. Se così è, ed è esattamente così, allora dobbiamo davvero rifare il registro al motore. Urgentemente. Di fronte alla cosiddetta ‘emergenza esodo’, che vede in uscita oltre 440 dipendenti, di cui 140 dirigenti (su circa 220), potevamo fare due scelte possibili. O tamponare la falla, fermare l’emorragia, bloccando la fuga, magari con un rovesciato meccanismo di incentivi a restare. Oppure, raccogliere la sfida, trasformando il vuoto in un’opportunità per avviare la riforma strutturale dell’ente. Emergenza o riforma. Conservazione o innovazione. Abbiamo optato per questa seconda ipotesi ed è nato il "piano d’azione mar Rosso", mutando così l’urgenza di questi giorni nel primo passo di un articolato cammino al termine del quale dovrà emergere un’amministrazione profondamente rinnovata. L’evocazione biblica (non esotica e nemmeno turistica) intende semplicemente ricordare il fisiologico disagio connesso ad ogni transizione, durante il quale la nostalgia delle "cipolle d’Egitto" può prevalere rispetto alla speranza della terra promessa se il senso non è condiviso da tutti. Insomma, c’è un esodo compiuto da coloro che lasciano ma c’è un esodo più complesso che abbiamo chiesto di compiere a coloro che restano. Siamo consapevoli che un’avventura così ardita dipenda da una serie di fattori e non da un unico. Ne vedo cinque, in particolare. Il primo è il fattore personale. Restano in tanti, un capitale umano di rilevante valore ma spesso demotivato, frustrato, amareggiato. La quantità industriale di contenziosi fabbricati nella regione dai dipendenti non denuncia solo la meccanica clientelare nella gestione del personale ma anche l’incapacità di assegnare a ciascuno funzioni, prospettive, obiettivi. Trasformare questo groviglio di insoddisfazioni in un gruppo di protagonisti attivi del cambiamento non sarà facile. La burocrazia non è una categoria astratta dell’istituzione ma è un insieme concreto di persone con storie, competenze, professionalità, desideri. Dovremo insieme costruire un quadro articolato di riconoscimenti per incentivare ciascuno a esprimere la parte migliore di se. Il secondo è il fattore organizzazione. Il disordine è sconcertante. Persino la logistica delle sedi denuncia l’assenza di un disegno globale. Diventare ente di governo significa snellire l’organizzazione, definire le responsabilità, elevare le competenze. Ridurre il numero di dirigenti, organizzarli all’interno di una direzione strategica che operi per obiettivi, supportarli con un personale motivato e qualificato. Entro la fine dell’anno dovremo ridefinire un nuovo modello di organizzazione, che comporterà passaggi graduali e progressivi di riassetto. Ad esempio, e siamo al terzo fattore quello del decentramento, uno decisivo è il trasferimento delle competenze gestionali al sistema delle autonomie locali. I comuni e province dovranno attrezzarsi per gestire nuove attività, la regione dovrà corrispondere con un quadro chiaro di programmazione, di regole e di retroazione di controllo. La delega non è solo un’azione formale ma un momento di crescita importante del sistema istituzionale locale. Stiamo articolando una democrazia vera che si riconosca nella dialettica tra responsabilità diverse che concorrono al governo del territorio. Le competenze amministrative per supportare questi processi profondi esistono già? In molta misura non ancora, è il fattore formazione, il quarto. Molte competenze vanno attinte dall’esterno, attraverso un reclutamento finalmente mirato a profili professionali pregiati e specifici. Ma molte altre competenze vanno anche raffinate all’interno dell’esistente con un’organica strategia qualificata e permanente di formazione del personale. E’ tempo di puntare alto. Difficile immaginare di riuscire a intraprendere processi virtuosi di sviluppo se all’amministrazione non dedichiamo uno sforzo consistente e adeguato di formazione di eccellenza, una vera scuola di alta formazione rivolta anche agli enti locali e aperta – perché no? – alle altre regioni meridionali. Infine, il fattore innovazione. Sembra incredibile ma il nostro ente non ha traccia di molti suoi flussi, le informazioni si smarriscono oppure si rincorrono in modo ridondante. Manca un sistema informativo regionale e una razionale rete di connessione delle funzioni coinvolte nei procedimenti. I computer sono utilizzati malamente come macchine da scrivere evolute, mentre internet è quasi sconosciuto (fatta eccezione per la comunicazione istituzionale). Trasparenza in questo caso non fa solo rima con efficienza, ma ne è anche il rovescio della medaglia. Mettere in rete la regione e metterla in rete col territorio significa far circolare insieme alle informazioni anche la democrazia. Un percorso complesso, certo. E lungo. Ma, possibile. Sicuramente. Specie se si è consapevoli che solo un’amministrazione migliore può ricollocare la Puglia sui crocevia tra l’Europa e il Mediterraneo. Guglielmo Minervini Assessore alla Trasparenza e alla cittadinanza attiva

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