Cresce la povertà in Italia, soprattutto al Sud e tra le famiglie con reddito da lavoro dipendente. Nel 1997 - secondo la Commissione di indagine sulla povertà della presidenza del consiglio dei ministri - erano 2 milioni 245 mila le famiglie povere (quelle con una spesa per consumi inferiore al consumo medio nazionale), 166 mila in più rispetto al 1996. Tre poveri su quattro risiedono nel Mezzogiorno, dove si concentra il 71% delle famiglie povere (ma anche al Nord si passa dal 17,8% al 18,1%). Nonostante la ripresa, dunque, aumenta il divario tra Nord e Sud. Sono le famiglie più numerose (5 e più componenti) quelle che si confermano a maggior rischio, ma - secondo la Commissione - l'incidenza della povertà cresce anche tra i nuclei unipersonali (dal 9% all'11,6%), tra le famiglie dove la persona di riferimento è un giovane fino a 35 anni (dall'8,6% all'11%) e tra i nuclei dove il reddito viene da un lavoratore dipendente (dall'8,4% al 9,7%). (FM)

La diffusione della povertà è invece diminuita dello 0,3% tra le famiglie dei lavoratori autonomi. Categorie particolarmente a rischio restano minori e anziani, con un'incidenza di poverta' rispettivamente del 14% e del 15%. ''Il dato più emergente - ha commentato il ministro per la Solidarietà, Livia Turco - è che i più colpiti sembrano essere i lavoratori dipendenti e le famiglie più giovani dove spesso il lavoro atipico si rivela precario''.