l’Associazione "Biblioteca di Sarajevo" di Maglie ha affrontato il delicato tema dei referendum
Nell’ambito degli incontri tematici, che l’Associazione "Biblioteca di Sarajevo" ha promosso negli ultimi giorni, si è discusso dell’importanza dello strumento referendario previsto dalla nostra Costituzione e dei quesiti sui quali gli elettori saranno chiamati ad esprimersi il 12 giugno.
Siamo convinti che l’astensione non porti da nessuna parte anzi, per questo referendum, sia un comportamento eticamente discutibile perchè si evita un confronto sui contenuti della legge.
Cosa ancor più importante, spingere all’astensionismo è una mancanza di rispetto nei confronti della libertà che il Referendum offre ad ogni singolo cittadino di esprimere una propria opinione e decidere su questioni che riguardano la singola individualità: i quattro punti su cui siamo chiamati a votare riguardano tutti noi, indistintamente, uomini o donne.
Sono questi argomenti su cui si sta discutendo molto in questi giorni, da una parte a favore dall’altra contro, ma resta fondamentale un fatto: nessuno può decidere per conto di qualcun altro. Il "no" deciderebbe per conto dell’umanità tutta. Non si può impedire ad una donna di volere una maternità, ricorrere alla fecondazione assistita per colmare un vuoto che rischia di annullare per sempre il suo bisogno di essere madre e sentirsi realizzata nel suo essere donna: chi voterà "sì" le permetterà, un domani, di affidare alla propria coscienza una scelta difficile, votando "no" farà in modo che questa scelta non possa avvenire mai.
Per questo l’associazione "Biblioteca di Sarajevo" decide di rispondere quattro volte "sì" al Referendum del prossimo 12 giugno e lo fa nella consapevolezza che questa scelta sia importante per il futuro di ognuno di noi, al di là, comunque, delle idee politiche che possano condizionare una decisione simile, decisione peraltro frutto di dibattiti, incontri (e scontri) di opinioni, vista l’estrema delicatezza dell’argomento in questione.
Al di là dell’appartenenza ad un partito anziché ad un altro, resta, a nostro avviso, un problema di forte peso morale, di scelta di coscienza di fronte a decisioni che riguardano la vita, il futuro di un bimbo piuttosto che di una donna o il domani di persone affette da malattie che la ricerca genetica potrebbe, invece, guarire. Dobbiamo avere un atteggiamento di confronto con le sfide che la modernità ci pone, altro che parlare di ‘fondamentalismo scientista’! Astenersi e foderarsi gli occhi di prosciutto vuol dire oltretutto assumere un atteggiamento di connivenza e legittimazione del mercato clandestino che si sta sviluppando in maniera esponenziale dall’entrata in vigore della legge 40, relativamente alle banche del seme su Internet, grazie al divieto assoluto di fecondazione eterologa. Oppure ancora vuol dire legittimare il privilegio ad essere genitori, dal momento che le coppie in grado di permetterselo si recano nei Paesi stranieri in cui la normativa non prevede restrizioni in materia.
Votare "sì" non abbatte valori etici e morali, come molti vorrebbero insinuare, anzi! Significa proprio aprire le strade verso decisioni "sentite" davvero, non prese perché la legge ci obbliga a farlo, né perché non si ha altra scelta: chi si interrogherà dando voce alla propria coscienza, saprà, sicuramente, seguire la strada che ritiene più giusta, senza tradire la propria eticità.