In Puglia siamo circondati da acqua salata, quella del mare, che si infiltra nelle falde facendo salire il cosiddetto "cuneo salino" a causa dell’alto prelievo dei pozzi.
Pubblichiamo di seguito una lettera aperta dell'assessore alle Opere Pubbliche, Onofrio Introna, sulla situazione dell'emergenza idrica in Puglia.
In questi giorni stiamo assistendo all'impazzimento generale del clima. In Sardegna – non in India - la tragedia delle alluvioni ha causato alcuni morti e ha messo in pericolo la stabilità delle dighe, dalle nostre parti invece continuiamo a scrutare il cielo in attesa di qualche precipitazione che potrebbe risollevare il livello dei nostri bacini, sempre più a secco. Si tratta di sconvolgimenti planetari e nella nostra Puglia se acqua non ce ne sarà nelle prossime settimane si dovranno chiedere sacrifici e pazienza ai cittadini. Non siamo alla grande sete, ma le manovre idrauliche di questi giorni dell'Acquedotto sono inevitabili. Si deve allora spingere l'acceleratore sulle fonti aggiuntive. La Regione ha già varato leggi per il riuso delle acque reflue affinate per la distribuzione in agricoltura, in modo da non disperdere quelle depurate. L'acqua affinata avrà anche un importante ruolo per la ricarica delle falde, stressate da prelievi insensati negli scorsi anni e a rischio salinificazione. Già, il sale. In Puglia siamo circondati da acqua salata, quella del mare, che si infiltra nelle falde facendo salire il cosiddetto "cuneo salino" a causa dell'alto prelievo dei pozzi.
Ma le migliori tecnologie disponibili potrebbero darci una mano per avere a disposizione una ruota di scorta per l'emergenza idrica. Ovvero, fonti aggiuntive che potrebbero sconfiggere l'emergenza idrica prelevando dal mare e integrando con l'acqua dissalata, le forniture che sempre più spesso non possiamo avere a sufficienza da prelievo primario dalle fondi dell'Irpinia (Sele, Calore, ecc.) o dagli invasi tra Puglia e Basilicata. La Regione sta studiando, valutando le nuove e più sofisticate esperienze internazionali in materia di dissalazione, per non ripetere gli errori del precedente governo con la mancanza di programmazione degli anni precedenti che ha bloccato di fatto ogni intervento. Si è stabilito in passato infatti che ci sono delle zone potenzialmente ideali per i dissalatori, solo che alcune di esse ricadono in aree protette o urbanizzate.
Le fonti meno saline infatti spesso esistono in natura in zone umide, parchi naturali dove le popolazioni locali non vogliono impianti industriali dove ci sono parchi rigogliosi e non intaccati. Tre grandi dissalatori avrebbero potuto lenire la sete pugliese, anche con i grandi costi dovuti alla costruzione e alla gestione degli impianti, ma non è stato finora possibile realizzarli dove erano previsti da una programmazione fatta senza tener conto delle popolazioni. Un po' come per il caso del piano di riordino ospedaliero o – per un altro livello – per il deposito di scorie nucleari a Scanzano. Il governo pugliese non è un governo che vuole andare contro la volontà delle comunità locali, che sono tra le ricchezze del nostro territorio e della nostra democrazia, però intende lanciare un appello. E' possibile infatti dotarsi in tempi brevi di impianti più piccoli e meno impattanti sull'ambiente e sul territorio, magari alimentati da fonti energetiche alternative, da costruire nelle zone dove l'afflusso di turisti è più alto d'estate e dove il picco di richiesta estivo di acqua è rilevante. Ci sono sindaci e esponenti di comunità locali che li vogliano ospitare, d'accordo con i tecnici regionali e delle società di gestione? La decisione sarebbe di grande valore e di grande responsabilità per il futuro della nostra Regione e la metterebbe al riparo dalle inclemenze del tempo.