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Data: 30/01/2003 - Ora: 09:24
Categoria:
Cultura
"Abbiamo denunciato da tempo - commenta Ermete Realacci, presidente di Legambiente - i rischi di svendita delle bellezze del Paese. E' quello che è successo, con l'aggravante che sono state scavalcate persino le società appositamente costituite e tutte le garanzie promesse dai vari Tremonti e Urbani. Che ne è stato del regolamento etico approvato dal Cipe e sbandierato come garanzia assoluta per i beni di valore storico artistico?" Il Decreto legge 282/2002 (pubblicato come si diceva il 24 dicembre) dispone l'alienazione, "considerata urgente", di alcuni immobili dello Stato (indicati nell'allegato A e B del decreto) e autorizza l’Agenzia del demanio a venderli "a trattativa privata". E per spazzare via ogni potenziale ostacolo lungo questa strada, "la vendita – come si legge poi – fa venire meno l’uso governativo, le concessioni in essere e l’eventuale diritto di prelazione spettante a terzi anche in caso di rivendita". Scorrendo l'allegato A troviamo le torri dell’Eur che hanno ospitato il Ministero delle Finanze, gli stabili del Ministero dell’Economia a Tor Pagnotta e a la Rustica sempre a Roma, il prestigiosa palazzo delle Poste nel centro di Milano. All'allegato B figurano invece 27 immobili acquisiti al demanio lo stesso 23 dicembre dall’Ente Tabacchi Italiano, perlopiù manifatture, alcune ancora in attività, importanti esempi di architettura industriale dei primi anni del secolo (come quella di via delle Cascine a Firenze, edificio in pieno stile razionalista firmato dall'arch. Bartoli e dall’ing. P.L.Nervi) o anche più antiche (come quella di via Simone Guli a Palermo, edificio costruito nel 1628). Il 27 (primo giorno utile dunque, tolti Natale e Santo Stefano) l’intero pacchetto è passato a Fintecna, la società a capitale pubblico del gruppo ex-Iri che sovrintenderà alla realizzazione e alla gestione del Ponte sullo Stretto di Messina, portando nelle casse dello Stato soldi serviti a rendere più presentabili i conti pubblici. "Siamo sconcertati dalla disinvoltura con la quale per tappare il buco del deficit pubblico il Governo si è liberato di edifici notevoli per i quali sarebbe stato ragionevole un passaggio di verifica col Ministero dei Beni culturali e degli Enti locali. Dobbiamo aspettarci che da qui in avanti sarà questa la prassi - trattativa privata e zero garanzie - per dismettere e valorizzare il patrimonio dello Stato?" E non è solo Legambiente a gridare allo scandalo. La Regione Sardegna ha impugnato il provvedimento e posto sotto sequestro la manifattura di Cagliari (utilizzata anche come spazio espositivo). "C'è troppo fumo in questa vicenda: perché proprio Fintecna, serbatoio per i lavori di costruzione del Ponte sullo Stretto: forse è questo il senso di quel "costo zero per lo Stato" proclamato a gran voce per il Ponte? Per di più - conclude Realacci - la scelta del decreto legge porta con sé altri problemi. Se, come pare, l'affare è concluso, il giudizio del Parlamento sarebbe pleonastico, per non dire assolutamente inutile. Anche se le Camere decidessero di non convertire in legge il 282/2002, sarebbe troppo tardi. Nella sostanza, con la via scelta, al Ministro Tremonti viene data carta bianca. Sono troppi i punti oscuri, dal ministro ci aspettiamo chiarimenti."
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