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Lecce, l'ospedale senza posti letto

Data: 04/01/2002 - Ora: 13:58
Categoria: Politica

Un viale di pini secolari conduce alla sede della Asl Lecce 1. Gli uffici sono ospitati in una struttura moderna, nascosta dalle vecchie palazzine quello che oggi, come recita una vecchia insegna, tutti a Lecce chiamano il vecchio Opis. Sulla scrivania del direttore generale dell'Ausl Lecce 1 Paolo Pellegrino piovono ricorsi contro la tanta discussa legge regionale 28 del 2000. Sono ammalati che chiedono di potersi sottoporre ad accertamenti gratuitamente, e che, nelle loro denunce, raccontano le anomalie e le contraddizioni di un sistema sanitario, che qui, a Lecce, invece, riesce a vantare dei piccoli, grandi successi. Paolo Pellegrino ha con sé la delibera della giunta regionale del 9 ottobre scorso, il documento di indirizzo economicofunzionale del sistema sanitario regionale. L'esperienza della Ausl Lecce 1 viene portata ad esempio quando si parla di distretti, una delle realtà sulle quali punta il governo regionale nel piano di riordino ospedaliero. "La Regione Puglia si legge nella delibera aveva già individuato un percorso metodologico, derivante da sperimentazioni in tal senso già positivamente avviate dell'ambito dei distretti dell'Azienda Usl Le 1"; quando nel 96, un anno dopo la sua nomina come direttore generale dell'azienda sanitaria, Paolo Pellegrino decide di scommettere sull'attività del distretto, ovvero "sulla rivalutazione dell'assistenza sul territorio rispetto a quella tradizionale nei presidi ospedalieri". In quelle che un tempo venivano chiamate Usl ed oggi distretti, nasce un nuovo modo di "fare" sanità. Vengono potenziati gli ambulatori, si sperimenta per la prima volta la assistenza domiciliare integrata. Cambia il rapporto e il ruolo del medico di base, cambiano i tempi di degenza in ospedale per pazienti affetti da particolari patologie. Con un impegno di spesa di più di due miliardi all'anno, con corsi di formazione per i medici, in un territorio che conta più di 450 mila cittadini, gli ammalati vengono curati ed assistiti nelle proprie abitazioni. Soprattutto gli anziani, che rappresentano l'9 % della popolazione. Il responsabile del Distretto dell'Asl Lecce 1 Rodolfo Rollo fa un esempio, citando una delle patologie più diffuse tra gli ultra 70enni: la rottura del femore. Il programma diagnostico terapeutico attuato nell'assistenza domiciliare integrata, spiega, è suddiviso in due parti, "la prima ospedaliera caratterizzata da interventi mirati al trattamento chirurgico del paziente, la seconda invece è rappresentata dal programma da effettuare in sede domiciliare, concordato con il Medico di medicina generale, e caratterizzato anche da interventi diretti di fisioterapisti, infermieri professionali e medici specialisti ospedalieri e non". In questo modo, aggiunge Paolo Pellegrino, "il tasso di ospedalizzazione si riduce radicalmente", i presidi ospedalieri potranno occuparsi soprattutto dei casi acuti, e se le parole non bastano ecco la prova. In Puglia l'indice di ospedalizzazione dell'Ausl Lecce 1 è il più basso. Un risultato importante che spinge il direttore dell'Ausl a puntare e ad investire ancora una volta nei servizi territoriali. Come in quello che nel distretto di Lecce sorge nella vecchia palazzina sede un tempo dell'ospedale Vito Fazzi. Qui nascerà "il primo ospedale senza posti letto", dice Paolo Pellegrino, che aggiunge: "L'Ausl Lecce 1 potrà poi sostenere nel 2002 la spesa di 37 miliardi di lire per acquisire prestazioni specialistiche in strutture private convenzionate, strutture che dovranno rispettare tetti di spesa mensili". Troppo poco al meno rispetto agli anni scorsi però, per il Coordinamento delle strutture private accreditate, che, per tutta risposta, annuncia: "Ricorreremo alle vie legali, presentando un ricorso al Tar".

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