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Lecce, artista giapponese inaugura una mostra fotografica alle Manifatture Knos

Data: 12/05/2008 - Ora: 12:27
Categoria: Cultura

Lecce, artista giapponese inaugura una mostra fotografica alle...

L'allestimento intende stimolare il visitatore attorno al tema della percezione - rappresentazione - significazione dello spazio fisico

Sabato 17 maggio alle ore 20.00 le Manifatture Knos di Lecce ospitano l'inaugurazione di Qui e Altrove dell'artista giapponese Naoko Watanabe che proseguirà sino al 31 maggio (giorni feriali dalle 10 alle 20 - ingresso gratuito). La mostra fotografica è curata da Simona Toma e Rita Miglietta, in collaborazione con Manifatture Knos, Masseria Lobello, Associazione culturale Stopandgo e associazione culturale Albachiara, con il patrocinio e il contributo della Provincia di Lecce. L'allestimento intende stimolare il visitatore attorno al tema della percezione - rappresentazione - significazione dello spazio fisico, attraverso l'esposizione di 20 opere dell'artista e attraverso una lettura degli spazi delle Manifatture Knos, che parallelamente l'artista procederà ad elaborare. Le opere ritraggono spazi, paesaggi e figure umane, arricchiti dalle immagini riflesse in specchi, accuratamente posizionati nell'inquadratura e offrono all'osservatore la possibilità di guardare il soggetto lungo prospettive differenti che svelano elementi imprevedibili. Il reale viene scomposto e ricomposto mediante la costruzione di nuovi paesaggi, gli specchi amplificano il campo visivo aggiungendo elementi immediatamente non visibili. Il cielo si svela sul suolo, e quest'ultimo si svela nel cielo. La realtà si rivela in tutta la sua ambiguità, offrendo all'osservatore interessanti e multiple associazioni di senso. L'universo del reale è diventato l'oggetto privilegiato di una ricerca creativa volta a indagare i processi attraverso cui l'individuo ha esperienza degli oggetti e dei fenomeni dell'ambiente esterno; un'immersione dentro lo spazio delle città e della natura finalizzata a stimolare l'esperienza sensoriale dell'uomo, verso l'acquisizione di coscienza della realtà esterna con la quale stabilire intime relazioni. L'esplorazione della percezione visiva, mediante l'utilizzo di superfici specchianti, diventa un atto privilegiato capace di generare, all'interno di uno spazio reale, immagini complesse che stimolano l'osservatore ad andare più lontano di ciò che vede e all'interno di un processo infinito di decodificazione. Naoko Watanabe si muove nello spazio esplorandolo a tutto tondo, seleziona ambiti che dilata mediante l'immissione di specchi che riflettono simultaneamente una realtà frammentata, replicata e rovesciata in un gioco di nitide giustapposizioni e sovrapposizioni di oggetti, luce e tempo che sembrano offrire all'osservatore racconti e situazioni che assomigliano a dei rebus. Inoltre, nell'ambito del progetto, Naoko Watanabe indagherà il territorio con gli strumenti che utilizza nei suoi lavori: lo specchio, la luce, la fotografia e gli scatti realizzati sul territorio saranno esposti all'interno della mostra. L'artista avrà la sua residenza presso la Masseria Lobello, luogo da cui partirà l'esperienza creativa sul territorio. Naoko Watanabe nasce a Shizuoka in Giappone nel 1979 Studia SPACE DESIGN all'Università d'Arte di Nagoya e nel 2000 arriva in Italia, a Milano, dove frequenta la Nuova Accademia di Belle Arti, scoprendo la scenografia teatrale. Un anno dopo, è in Giappone e comincia a lavorare come scenografa presso il Teatro Nazionale di Nagoya. Torna ancora in Italia dove perfeziona le sue competenze lavorando con noti scenografi teatrali italiani e partecipando, contestualmente, all'allestimento scenografico di grandi eventi di musica live. Attualmente vive e lavora a Bologna. Ha esposto in Italia a Bolzano presso il Teatro Cristallo e il Nuovo Teatro Comunale; a Bologna presso l'Atelier d'arte del Rumba Cafè e prossimamente presso la galleria d'arte Forni; ha esposto in Giappone presso il Sumitomo Building a Tokyo; in Agosto tornerà in Giappone per una personale di un mese a Izu. "Un giorno, osservando il riflesso su uno specchio, immagino una finestra su uno spazio tridimensionale che richiama l'altrove. Ma a differenza della scatola scenica all'interno della quale si costruisce la finzione scenografica teatrale, lo specchio riflette un pezzo di realtà all'interno di un quadro. Lo specchio sembrava riflettere la sintesi della mia ricerca. Da qui la suggestione del riflesso prende forma: il riflesso come porzione finita di mondo parallelo".

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