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Le ragioni del black out, lo scaricabarile tutto italiano

Data: 27/06/2003 - Ora: 09:42
Categoria: Politica

La destra dà la colpa alal sinistra e viceversa....

Mezza Italia resta al buio per mancanza di energia e Antonio Marzano annuncia che nessun governo ha fatto politica energetica quanto quello attuale. A guardare i risultati... Così con il black out riparte lo scarica-barile ormai innescato su tutti i nodi che "inceppano" il sistema Paese. "Se Marzano vuol continuare a governare dicendo che tutto quel che accade è colpa dell’Ulivo faccia pure. Intanto gli italiani restano al buio - commenta a caldo Pier Luigi Bersani, responsabile economico dei ds - Io ho fatto la liberalizzazione, dare le autorizzazioni tocca a lui. E tocca a lui spiegare perché nonostante le autorizzazioni per la produzione di 10mila megawatt di nuove centrali, siano stati aperti solo tre cantieri. Ritengo vergognoso che di fronte ai problemi non ci sia mai da parte del governo una assunzione di responsabilità e ci si limiti a scaricare colpe a destra o a manca». Oltre che prendersela con il centro-sinistra, e in particolare con i Verdi che "non vogliono le centrali", il ministro non propone altro che risparmi energetici quotidiani: non usate lo scalda-bagno, non avviate troppe lavatrici. Nel frattempo c’è chi affila le armi. Confindustria è pronta a chiedere i danni per le interruzioni subìte, mentre l’opposizione punta il dito sullo stop agli interventi nel settore energetico, paralizzati dalla litigiosità all’interno dell’esecutivo. Il rinnovo dei vertici del Grtn (gestore della rete) si rinvia da circa un mese perché Giulio Tremonti non trova un’intesa con Marzano sui nuovi nomi. Se manca il nuovo Grtn, a cascata si ritarda anche l’avvio della Borsa elettrica, luogo deputato alla compravendita di energia. Ancora. Il disegno di legge di riordino del comparto (che doveva procedere sulla linea del mercato, per arrivare nel 2007 alla piena liberalizzazione) presentato da Marzano l’anno scorso è ancora fermo in Parlamento, incastrato dai veti incrociati che arrivano dalla maggioranza. Anche qui si ripropone il duello Tremonti-Marzano, in disaccordo sulla formazione del soggetto che dovrà controllare e gestire le reti (elettriche e del gas). «Un braccio di ferro che ha portato il Paese allo stallo - commenta Enrico Letta (Margherita) - come dimostrano i fatti di questi giorni». L’inflazione cresce, e il governo d’imperio decide di bloccare le tariffe, materia su cui dovrebbe decidere l’Authority per l’energia. Impazza lo spoils system e l’esecutivo azzera tutta la prima linea dei tecnici ministeriali alle Attività Produttive che seguivano questa materia. La polemica politica si surriscalda, e subito il centro-destra attacca l’Authority minacciando di esautorarla. Quale operatore accetterebbe di fare affari su un campo tanto minato? Chi avrebbe il coraggio di investire migliaia di miliardi per ammodernare il parco-centrali o costruirne di nuove, senza avere certezze su norme, tempi e condizioni del mercato? I fondi da stanziare sono enormi. Solo per la rete il Grtn ha stimato investimenti per oltre 11 miliardi di euro in tre anni per il potenziamento delle linee. Senza contare che su progetti tanto onerosi si usa la formula del project-financing. Ma quale banca è disponibile a concedere crediti senza certezze in campo regolatorio? Così capita che in un caldo giorno d’estate, con i consumi vicini alla soglia massima di sostenibilità (circa 54mila megawatt) la Francia decida di non erogare 800 megawatt (fanno parte di «pacchetti» di contratti interrompibili), e che la domanda «sfori» di circa 500 megawatt la media a causa del gran caldo, ed ecco che il sistema va in tilt. Mancano 1.300 megawatt su 52mila e si scatena il panico. Durissima la reazione di Ermete Realacci (Legambiente). «L'inerzia e l'indolenza del governo, ci hanno portato a sprecare il corrispondente energetico di tre megacentrali. Le giustificazioni offerte dal ministro Marzano al black out che sta mettendo in ginocchio l'Italia sono risibili e immediatamente sconfessabili. Il governo oggi reclama la costruzione di altre centrali e ci chiede di non usare l'ascensore, ci rimprovera di aver fatto le cicale: ma se solo si fossero applicati due decreti, già pronti dal 24 aprile 2001, avremmo risparmiato nel 2003 cinquecento megawatt, corrispondenti a una megacentrale. E nel 2006 saremmo arrivati a risparmiare circa millecinquecento megawatt di potenza elettrica, corrispondenti a due mega centrali». La fragilità del sistema sta tutte in queste due giornate di black out annunciato. L’Italia riesce a produrre poco meno di 49mila megawatt di energia elettrica. A questi si aggiungono circa 6.700 megawatt importati da Francia, Svizzera, Austria e Grecia. Le esportazioni sono bassissime. Il risultato è che l’Italia ha un indice di dipendenza, calcolato come rapporto tra importazioni nette e dimensione del mercato nazionale, è quindi pari al 15,9%. Lontana anni luce (è il caso di dirlo) dalla Francia, che esporta molto di più di quanto importa. Il settore non è stato fermo negli ultimi anni. A seguito della liberalizzazione varata da Bersani, l’Enel ha diminuito la sua presenza sul mercato per far largo ad altri competitor. Ha venduto tre gruppi di centrali, arrivando ad immettere in rete il 49% dell’energia prodotta. L’ex monopolista contribuisce al 38% del fabbisogno energetico. Toccava a Marzano proseguire. Ma ancora non si vede niente. Buio pesto.

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