I disoccupati in Puglia sembrerebbero, a giudicare dai dati, una specie in via di estinzione. Ma in realtà, molti di loro sono "finti occupati": parttime, precari, parasubordinati. Aumenta, inoltre, la quota di giovani che impiegano più di un anno a cercare lavoro. E se i venti di crisi dopo l'11 settembre non dovessero placarsi, potrebbero tornare a ripopolarsi. Soprattutto se questo governo, anziché sostenere l'economia con la mano pubblica, come fanno gli Stati Uniti, spinge verso una liberalizzazione a oltranza.
Il teorema è della Cgil, che oggi, nell'hotel Ambasciatori di Bari, dà il via al suo congresso regionale.
Il sindacato più rappresentativo si è basato sui recenti dati Istat che indicano «una diminuzione, dal '99 a oggi, del quattro per cento», come spiega Domenico Pantaleo, segretario regionale Cgil, che richiama l'esigenza di «riproporre un governo della questione lavoro in questa regione». I disoccupati sono 208mila ma il calo percentuale è ancor più significativo di quanto afferma Pantaleo se si confrontano i dati del luglio 2001, quando i disoccupati erano il 14,2 per cento del totale, con il 20,5 per cento del luglio '98: in tre anni una diminuzione di 6,3 punti. «Merito delle politiche mirate alla programmazione negoziata assicura Filomena Trizio, della segreteria regionale Cgil e responsabile del dipartimento mercato del lavoro del sindacato Ma attenzione, stiamo parlando del luglio 2001. Da quel momento in poi molte cose sono cambiate. Non solo l'11 settembre, ma anche la modifica dell'indirizzo economico. La Tremonti ha dato un colpo durissimo alla programmazione negoziata, possibilità luci e ombre, i Por non l'hanno voluta riconoscere come indicatrice dei propri interventi. Dai segnali che riceviamo noi, dunque, la disoccupazione sta crescendo. Nell'ultimo semestre 2001, probabilmente, si registrerà ancora un effetto trascinamento. Ma nei primi mesi del 2002 qualcosa, temiamo, cambierà».
Ma quel che cambia, soprattutto, è la fisionomia del disoccupato. Che ha sempre più, adesso, un'età media di 3545 anni, è spesso donna, e ha difficoltà a ricollocarsi nel mercato del lavoro. «Anche per questo continua Trizio è stato un piccolo miracolo aver reinserito nel mercato del lavoro 8mila dei 13mila lavoratori socialmente utili senza lavoro».
Tra i giovani di età tra i 15 e i 24 anni cresce, nel Mezzogiorno in genere, il numero dei disoccupati di lunga durata: a luglio del '98 erano il 66 per cento del totale, a luglio del 2001 sono diventati il 68,6: sono quelli che hanno una durata la ricerca superiore ai 12 mesi. E questo, in controtendenza rispetto al Nord, dove invece i disoccupati cronici sono in netto calo: nel Nord Est, ad esempio, sono scesi dal 25,2 all'8,8 per cento. Un dato che può essere spiegato anche con la tendenza di molti giovani a rimanere iscritti al collocamento pur lavorando (in nero) o, come dice Trizio, «per la convenienza che hanno molte aziende ad assumere disoccupati da 24 mesi, per i quali scatta l'esonero dal pagamento dei contributi». Ma colpisce anche la prevalenza della disoccupazione di lunga durata femminile (dal 67,9 al 71,4, di tre punti superiore a quella maschile).
Dei 208mila disoccupati pugliesi, 93mila non hanno mai lavorato (sono in cerca di prima occupazione). I maschi sono 109mila, poco più delle donne. Ma se guardiamo al totale degli occupati le parti si invertono di molto: gli occupati maschi sono 875mila su un totale di un milione e 255mila, le donne 380mila. Per entrambi i sessi, invece, diminuiscono i disoccupati "passivi", quelli, cioè, che "cercano lavoro non attivamente" (da 128 a 119mila) e quelli che "non cercano ma sono disponibili a lavorare" (da 220 a 144mila). Quanto ai settori, si registra di nuovi occupati nei servizi: in tre anni gli occupati sono aumentati di 79mila unità. Boom anche nelle costruzioni, che hanno registrato un aumento di 24mila unità.