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La sindrome della cattedra vuota, lo sfogo di un'insegnante precaria

Data: 05/07/2007 - Ora: 10:29
Categoria: Cronaca

Riceviamo e pubblichiamo

Egregio direttore,
E' il primo luglio, sono a casa. Non perchè è domenica, non perchè cominciano le ferie estive, perchè da oggi sono disoccupata. Il mio contratto di lavoro comincia il primo settembre e scade il trenta giugno, ogni anno. Da più di dieci anni a questa parte. Ma non importa, l'indennità di disoccupazione, poco più di mille euro, basta per questi due mesi di stop, sono anni che basta, il punto non è questo. Il fatto è che sono un'insegnante. E che ogni primo luglio, mi viene una malattia, la sindrome da cattedra vuota. Passo tutta l'estate a pensare chissà dove andrò il prossimo anno scolastico, in quale scuola insegnerò le mie materie, per quali alunni, con quali colleghi lavorerò, quale cattedra vuota occuperò. E insieme a questi pensieri di cose da fare ci sono i pensieri delle cose già fatte, paradossalmente la precarietà del futuro rende permanente il passato, perchè scade il contratto di nomina ma non il ricordo dei miei alunni da un approccio e via, del mio posto a tempo determinato, delle mie programmazioni a scadenza breve, come per gli yogurt. Quest'anno la sindrome è più acuta: un medico mi aveva accennato ad una cura alternativa, e io ci avevo creduto, a questa terapia che con una serie di iniezioni di ruoli il fenomeno del precariato scolastico sarebbe stato risolto, che con la tecnica dl congelamento delle graduatorie le mie cattive posizioni sarebbero state corrette, mentre io pensavo ancora a terapie antiche come quella che dice che l'aria di montagna fa bene e raddoppia non solo i globuli rossi, che anche poche ore di lezione alla settimana possono mantenerti in allenamento, e darti beneficio e mantenerti a galla. Ma è stato inutile perchè io sono ancora qui a soffrire, so già che anche questa volta, l'ennesima, sceglierò una scuola diversa, e ne farò una malattia, perchè sarà come dare gli esami, per l'ennesima volta, e non sapere mai l'esito finale, come costruire una casa, e ancora una volta non andarci mai ad abitare. del Comitato Insegnanti

Autore: Elena La Gioia presidente Precari di Taranto

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