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La Soprintendenza si sdoppia ma Lecce resta a mani vuote

Data: 24/04/2002 - Ora: 09:35
Categoria: Cultura

Terremoto con mistero per l'organizzazione statale dei Beni culturali in Puglia. La Soprintendenza di Bari si sdoppia, viene divisa in due tronconi con competenze diverse: "Architettura e paesaggio" l'una, "Beni artistici e storici" (più precisamente "patrimonio artistico, storico e demoantropologico") l'altra. È quanto si ricava da un decreto del ministero per i Beni e le attività culturali del 31 gennaio 2002, registrato dalla Corte dei Conti a fine marzo. In esso si stabilisce l'istituzione di cinque nuove soprintendenze nazionali, di cui una appunto a Bari.

Ma qui comincia il giallo: perché la notizia confermata a "Repubblica" dalla Corte dei Conti e ammessa a mezza voce al ministero, non trova poi il bollo dell'ufficialità.
Una ragione può intuire: è che la decisione solleva il coperchio su una diatriba nell'aria da tempo. Di cambiamenti si sapeva, sulla scia di un riordino degli organi periferici del ministero, avviato con la costituzione dei poli museali (a Roma, Firenze Napoli e Venezia), con la nomina dei soprintendenti regionali (a Bari l'architetto Ugo Soragni), ed infine con una serie di nomine decise (fra molte polemiche) dal ministro Urbani, si dice "ispirato" dal sottosegretario Sgarbi. Si parlava già anche di sdoppiamenti: contro la divisione per competenze, sostenuta dalla Direzione generale ai beni artistici, si erano pronunciati con forza sia i funzionari che le istituzioni locali. Pare che non fosse d'accordo lo stesso Sgarbi.
Al contrario l'ipotesi più gettonata era quella di una spartizione del territorio, troppo grande e difficile da gestire: cioè una Soprintendenza a Bari per la Puglia centronord, una Soprintendenza a Lecce per il Salento (ovvero Lecce Brindisi Taranto). Il sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone ne aveva fatto un cavallo di battaglia. Ma contro i pareri locali, e nonostante ripetute assicurazioni di Sgarbi e del ministro Urbani, sembra invece aver prevalso la prima linea.
Le reazioni dei funzionari della Soprintendenza di Bari, che peraltro si dichiarano non aggiornati su ciò che bolle in pentola, tradiscono il disappunto. "Che dire", ribatte imbarazzato GianMarco Jacobitti, fresco di nomina ma non ancora insediato (che così vedrà dimezzati i suoi incarichi). «In questo modo non si risolvono i problemi. Specialmente riguardo la tutela del patrimonio paesistico. Il Salento poi ci rimarrà male: anche se fonti ufficiose rilanciano la possibilità di una sede a Lecce». Più duro l'ex soprintendente Mario De Cunzo: «La decisione è sintomo della confusione in cui versa il Ministero. In questo modo si creano delle Soprintendenze a metà, con una gamba sola. Non resta che sperare che venga scelto almeno un dirigente locale» (circola già un nome: responsabile della nuova Soprintendenza dovrebbe essere Salvatore Abita, attuale soprintendente a Matera). Il decreto dunque c'è, ma resta il mistero su tempi e modi di attuazione. Dal ministero non vogliono fornire informazioni e in realtà l'amministrazione di Lecce non si arrende.

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