Arrivano le ambulanze negli ospedali pugliesi. Sono 30, sette delle quali con dotazioni neonatali, da assegnare ai presidi ospedalieri per superare le situazioni di emergenza che si sono venute a creare ultimamente nel trasporto degli infermi e nelle richieste di soccorso.
La buona notizia l'ha data ieri l'assessore regionale alla sanità, Salvatore Mazzaracchio, che ha autorizzato l'Agenzia regionale per la sanità a predisporre il bando di gara per l'acquisto delle ambulanze.
Il costo preventivo della fornitura è di circa sette milioni e duecento mila euro (15 miliardi di lire). Le nuove autoambulanze saranno dotate di frigoemoteca, defibrillatore, elettrocardiografo, monitor da trasporto, sistema holter, pressurometro automatico, cicloergometro, lettrorgometro e tredmill, emogasanalizzatore, lettore dei parametri emodinamici.
«L'azione - spiega l'assessore - si inserisce nel piano più vasto di realizzazione del 'macro sistema dell'emergenza sanitaria 118' e lo anticipa in parte. «La decisione di anticipare i tempi dell'acquisto - afferma Mazzaracchio - risponde ad una esigenza primaria dell'utenza che non poteva essere ulteriormente procastinata».
In sostanza si tratta di uno stralcio delle delibere predisposte ma giacenti nella segreteria della giunta regionale per avviare le procedure di attivazione del «118». Al capitolo delle ambulanze era riservato uno dei quattro bandi predisposti ma mai varati dall'esecutivo. Il primo, che dovrebbe impegnare una decina di miliardi, permetterà di allestire tre centrali operative. Quasi certamente saranno allocate a Bari, a Foggia e a Lecce. Altri dieci miliardi saranno necessari per il servizio di elisoccorso.
Per la formazione del personale si prevede una somma non inferiore ai 10 miliardi. Il «grosso» del finanziamento sarà utilizzato per il potenziamento dei posti letti di terapia intensiva e di rianimazione.
L'autorizzazione di Mazzaracchio lascia ben sperare sull'avvio del servizio di emergenza che non potrà non tener conto del riordino ospedaliero in gestazione all'Ares, che sta passando al setaccio anche quel malloppo di quasi duecento pagine che disegna nei minimi dettagli, tecnici e finanziari, il «Macro sistema di emergenza sanitaria». Da nove anni, da quel 1992 da quando fu prodotto il primo provvedimento di giunta, è un libro dei sogni. Dalla lettura delle duecento pagine che governatore e assessori dovranno esaminare forse contestualmente al riordino ospedaliero, dopo una rivisitazione imposta dalla riduzione dei finanziamenti statali da 150 a 100 miliardi, emerge un lavoro «titanico», perché bisognerà ridisegnare la mappa degli ospedali che rientreranno nella rete per l'emergenza.
Oggi quel lavoro chiede un supplemento di tempo. Il "governatore" Raffaele Fitto l'aveva promesso per gennaio. Ma non è facile tagliare, come impone il governo, duemila posti letto, destinarne altri duemila alla riabilitazione e alla lungodegenza, senza intaccare la sensibilità dell'opinione pubblica. A febbraio la bozza di piano di riordino della rete ospedaliera dovrebbe essere pronta per essere discussa e approvata. I segnali che arrivano dall'Ares sono di distensione: bandita la parola "tagli", molto gettonate "razionalizzazione" e "accorpamenti". Di distensione anche la decisione ultima di Mazzaracchio sulle ambulanze, dopo gli ultimi episodi che hanno fatto gridare allo scandalo per i ritardi con cui sono arrivati i soccorsi. Non è certo il massimo, ma in una rivoluzione annunciata sulla sanità, è un segnale di attenzione che, per una volta, non si cura di guardare esclusivamente alle ragioni di bilancio. Quelle ambulanze, in fondo, sono un investimento che tornerà utile in futuro quando il «118» diventerà realtà. Oggi era diventato forse indispensabile per calmare una piazza che già scalpita per difendere ospedali a rischio chiusura o "riconversione", come ripetono in ogni circostanza politici e tecnici che sulla rivoluzione della sanità pugliese dovranno apporre la propria firma.