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La Regione Puglia ad Auschwitz

Data: 14/11/2006 - Ora: 12:05
Categoria: Politica

Agghiacciante i padiglioni con tonnellate di ciuffi di capelli sottratti alle vittime per alimentare l’industria tessile tedesca

Angoscia e sgomento: sono le emozioni che si leggono sui volti dei 170 studenti che oggi hanno visitato, nell'ambito del progetto Mai Più, promosso e organizzato dalla Regione Puglia, il museo e i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, due luoghi-simbolo della Shoa e dell'Olocausto del popolo ebraico.

Un silenzio pieno di pathos e di sentimento ha accompagnato la visione di un filmato di una decina di minuti che ha ricostruito, con immagini inedite, la vita nel lager di Auschwitz. Agli occhi dei soldati sovietici, che liberarono il campo, si offrì lo spettacolo "indicibile" della logica del dominio e della sopraffazione: uomini, donne e bambini indeboliti, annientati nello spirito e nella carne.

E ancor più viva è stata la visita al campo, nei luoghi della tortura e della morte.

Agghiacciante i padiglioni con tonnellate di ciuffi di capelli sottratti alle vittime per alimentare l'industria tessile tedesca, con le migliaia di scarpe e di piccoli oggetti che i deportati conservavano con unica speranza di sopravvivenza. E poi, le foto agghiaccianti sui muri, con volti della disperazione e della morte.

Un'esperienza, questa, affermano all'unisono alcuni gruppi di giovani pugliesi, che non si può dimenticare.

Nei brevi discorsi di saluto, il presidente della giunta Nichi Vendola, del Consiglio Pietro Pepe e l'assessore alla Cultura, Silvia Godelli (la delegazione è composta anche dal vicepresidente Mineo, e dagli assessori regionali Pino Marmo e Sergio Silvestris) hanno posto la questione fondamentale: "non perdere la memoria, affinché ciò che è accaduto non si ripeta".

Il presidente Vendola ha sottolineato che l'"Olocausto è successo non in un angolo periferico del mondo, ma nel cuore dell'Europa del Ventesimo secolo. Qui è nata la catena di morte della Shoa che ha rappresentato il prodotto più maturo della modernità europea del XX secolo".

L'efficienza e la tecnica hanno rappresentato lo strumento dello sterminio di massa. Così citando Primo Levi, Vendola ha ricordato "la funzione de campo di concentramento nell'attuazione del processo scientifico del degrado e annientamento della dignità umana". In questo logica rientrava persino il tentativo di cooptare le vittime, di renderle carnefice dei loro simili.

Il presidente della giunta, ricordando gli studi di Annah Arendt, ha descritto il significato di "banalità del male". I criminali nazisti commettevamo i più feroci delitti e appariva "mostrosamente normali". Questo signica che il "nazismo non è stato frutto della "follia deviante" di un uomo, ma una catena di oppressione e di dominio di cui portano la responsabilità tutti coloro che, in gradi diversi, vi hanno partecipato o hanno fatto finta di non vedere".

Da ultimo l'invito a "non dimenticare, a non cedere all'oblìo e a contrastare i negazionisti, cioè coloro che affermano che è tutta una montatura". Il "filo spinato è lo stesso con cui vorrebbero cingerci gli intolleranti e i fanatici del nostro tempo".

Il presidente del Consiglio regionale Pietro Pepe ha affermato che "il progetto "Mai più", che ha visto la partecipazione di oltre 35mila persone che hanno visitato il treno della memoria, si è posto come missione far conoscere ai giovani quello che è stato il grande dramma, l'immane tragedia del Novecento, con la ferita inferta alla dignità umana attraverso la pianificazione scientifica dell'annientamento del popolo ebraico".

Nei mesi scorsi, negli incontri con gli studenti – ha proseguito Pepe – ci è stata posto la domanda: "Perché, tutto questo?".

La cultura europea, penso alla "Dialettica dell'illuminismo" di Adorno e Hoarkeimer, si è posto lo stesso interrogativo cercando di indagare sul "perché l'umanità, invece di entrare in uno stato veramente umano, sprofondi in un nuovo genere di barbarie".

Interrogativo – ha aggiunto Pepe - al quale si possono dare solo risposte approssimative. Proprio questa consapevolezza ci impone di non dimenticare e di non abbassare mai la guardia.

Il male, la violenza, la sopraffazione rappresentano un volto dell'agire umano. E il campo di concentramento costituisce lo specchio del totalitarismo, la logica del dominio e dell'annientamento dell'uomo. I totalitarismi, politici e religiosi, e il genocidio rappresentano il nemico della democrazia poiché costituiscono la forma più scientifica dell'annientamento della dignità umana e dell'asservimento della persona"

Per questo – ha concluso Pepe – "voi giovani dovete far vostra sempre più l'ideale e la pratica della democrazia, che è un valore da difendere contro ogni forma di intolleranza e di chiusura".

L'assessore alla Cultura, Silvia Godelli ha affermato che "difendere la memoria è nel nostro tempo un compito sempre più difficile affinché la storia non si ripeta. La macchia dell'orrore del Novecento ha segnato in profondità la storia europea. E la sua specificità è che l'annientamento del popolo ebraico, degli zingari, degli omossessuali è stato eseguito scientificamente, con la partecipazione attiva di milioni di persone che collaboravano alla catena di montaggio del terrore".

Infine Silvia Godelli ha aggiunto che occorre sviluppare "gli anticorpi contro ogni forma di discriminazione, razzismo e sopraffazione"

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