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La Puglia in fiamme, dal Gargano fino a Leuca

Data: 27/06/2001 - Ora: 13:54
Categoria: Politica

Brucia la Puglia. Un incendio dietro l'altro. In sequenza talmente ravvicinata da mettere i brividi. Fiamme che non risparmiano niente e nessuno: uomini (un vigile del fuoco ancora ricoverato in ospedale), case, animali (venti agnelli carbonizzati ieri in una fattoria ad Altamura). Fiamme e paura. Ettari di bosco divenuti cenere, pinete cancellate, colline annerite.

E poi ville, masserie, villaggi turistici isolati o, peggio, andati distrutti. Un inferno. Provocato. Che nessuno, adesso, riesce a fermare. Perché i pompieri e i forestali, sotto organico, fanno quel che possono. Ma nel frattempo, mentre i Canadair e le autobotti buttano acqua sul fuoco, nei Palazzi si gioca allo scaricabarile: colpa dei comuni, no della Provincia, no della Regione («quando si deciderà a elaborare il piano antincendi?», chiede la Cgil). Mia, tua, sua. Colpa di tutti. Al solito: ogni anno la stessa solfa. E, mentre si discute, c'è chi non smette di innescare l'inferno. Uno finalmente l'hanno beccato. Si chiama Giuseppe Pisciotta, ha 23 anni e fa il pastore. L'altro giorno, mentre la pineta di Pulsano bruciava, lui stava appiccando il fuoco in un boschetto nelle campagne di Massafra, sempre nel tarantino. L'hanno pizzicato, i carabinieri, che si allontanava su una Fiat Tipo guidata da un complice, altro pastore, trentaduenne, denunciato. «Dovevo rigenerare il pascolo» ha detto in caserma Pisciotta, alle spalle precedenti per incendio doloso. E l'ha rigenerato: una settantina, complessivamente, gli ettari di bosco distrutti. Ieri, tanto per non cambiare, ancora fiamme. Roba pesante. Mentre si facevano le prime stime dei danni - enormi - provocati dal fuoco che ha devastato la pineta di Marina di Pulsano, sulla costa jonica («una catastrofe ambientale, chiederemo lo stato di calamità naturale»), altri duecentocinquanta ettari di pascolo sono andati in fumo sull'alta Murgia barese. Il rogo, di proporzioni spaventose, si è sviluppato nelle campagne vicino ad Altamura, lungo la strada per Ruvo.
Come sempre, tutto è partito da una sterpaglia, attizzata da chissà chi. Poi le fiamme, sospinte dalle raffiche di vento, hanno superato un muro di cinta e hanno investito la masseria «Di Benedetto», in contrada Santa Chiara. Il capannone a fianco all'edificio, più di mille metri quadrati destinati per metà all'ovile e per metà al foraggio, è andato completamente in fumo. Il titolare della fattoria, Vito Di Benedetto, e i primi vigili del fuoco - giunti sul posto da Bari e da Altamura - sono riusciti a mettere in salvo i cavalli, le mucche e le pecore. Nella stalla sono rimasti intrappolati, però, una ventina di agnelli, finiti carbonizzati in mezzo alle fiamme. Una scena quasi apocalittica: le colline annerite, la masseria circondata dal fumo, i pompieri e gli uomini del Corpo forestale che cercano di farsi largo in mezzo al fuoco. E la cisterna del gasolio, posizionata tra il capannone e la struttura portante, che esplode. Sotto gli occhi disperati del titolare. Che dice: «La responsabilità è della provincia: non ha ripulito le strade in fretta. Il vento avrà spostato un mozzicone ed ecco qua». Si parla - ma è un bilancio ancora approssimativo - di danni per oltre trecento milioni. Ma la giornata campale, per i vigili del fuoco, doveva ancora finire. I piromani hanno colpito anche a sud della Puglia. Un incendio si è sviluppato poco dopo le quattro a Baia Verde di Gallipoli. Le fiamme - altissime - hanno distrutto un fronte di circa mille metri quadrati: una zona coltivata a pineto e canneto. Nessuna conseguenza, ma solo tanta, tanta paura, per gli abitanti della zona. Sul posto sono intervenute numerose squadre dei vigili del fuoco, da Gallipoli e da Ugento: hanno circoscritto l'incendio prima che le fiamme minacciassero le numerose abitazioni lì intorno. Un martedì spaventoso. Ventiquattro ore da dimenticare epresentimento più che fondatomolta, troppa incertezza riguardo a qual che potrà accadere, nuovamente, nei prossimi giorni.
Dure critiche all'indirizzo della Regione, accusata di essere impreparata di fronte a quest'inizio d'estate incandescente, sono arrivate ieri dalla Cgil. «Anche per quest'anno bisogna registrare l'inadeguatezza con cui i nostri amministratori regionali affrontano la campagna di lotta agli incendi boschivi», si legge in un comunicato. Parole pesanti, poi, quelle di Carmelo Taglio, coordinatore regionale Cgil per i vigili del Fuoco e Protezione civile, e Luigi D'Isabella, segretario generale Funzione Pubblica della Cgil.
«L'emergenza incendi non attende le pastoie burocratiche e le latitanze politicoamministrative. La nostra regione è l'unica a non avre ancora elaborato un piano regionale d'intervento. Sembra che non abbiano nessun interesse a risolvere il problema. Eppure lo Stato, da ormai due anni, ha demandato alle Regioni i compiti legati alla prevenzione e alo spegnimento dei roghi».

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