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Data: 19/03/2002 - Ora: 10:47
Categoria:
Politica
inconcludente».
Preoccupato dalla deriva "privatistica" della sanità pugliese, l'Ulivo alza la voce e promette battaglia. La riclassificazione di alcuni farmaci, da ieri non più mutuabili e, quindi, a totale carico degli assistiti, è soltanto la punta di un iceberg. Alla base, accusano i gruppi consiliari ulivisti, c'è una serie di atti del governo della Casa delle libertà che puntano diritto allo smantellamento del Welfare State e all'introduzione di un modello privatisticoassicurativo. La manifestazione con gli ex ministri Rosy Bindi e Livia Turco e con l'onorevole Maura Cossutta, da questo punto di vista, è soltanto l'inizio di una lunga stagione di contrapposizione. Un grido di allarme che ricompatta le forze di opposizione e fa scendere in campo sotto la stessa bandiera gente che fino a ieri neppure si parlava. Già, la politica sanitaria della giunta Fitto è stata capace di mettere pace fra Rosy Bindi e Carlo Madaro. L'ex ministro della Sanità e l'ex pretore di Maglie, l'un contro l'altro armati nei giorni dell'infatuazione generale per la cura Di Bella, ieri si sono stretti la mano davanti a flash e telecamere.
Al governo Berlusconi, accusano gli ulivisti, sono stati sufficienti pochi mesi per impostare una riforma sanitaria ispirata al principio della devolution. Tutto il contrario della riforma Bindi, voluta dal centrosinistra, che aveva introdotto il principio di perequazione fra le regioni ricche e le aree del Paese più in difficoltà. Così, se adesso regioni in dissesto finanziario, tutte amministrate dal centrodestra, reintroducono i ticket, riclassificano i farmaci e tagliano i servizi è perché, con il decreto "taglia spese", il governo ha deciso di non coprire più l'indebitamento delle regioni in campo sanitario. Di qui, il rischio di una sostanziale privatizzazione del servizio sanitario nazionale. Rischio che in Puglia è tutt'altro che remoto, viste le dichiarazioni dell'assessore Salvatore Mazzaracchio, che spesso, ironizza il centrosinistra, «ha il pregio di dire la verità senza rendersi conto di quello che dice». Nei giorni scorsi, il responsabile della sanità regionale ha confessato che si sta cercando di privatizzare gli ospedali pugliesi, «ma che ancora non si è trovato il modo per garantire il lucro ai privati attraverso le fondazioni, che non dovrebbero avere fini di lucro».
Rosy Bindi e Livia Turco avvertono: in Puglia, le prime vittime di questa politica del governo nazionale e regionale saranno i due istituti di ricerca e cura a carattere scientifico: l'Oncologico di Bari e il "De Bellis" di Castellana Grotte. Su questo punto, l'ex ministro della Sanità va giù durissimo: «La privatizzazione di questi istituti è un altro articolo 18».
Il guaio, avverte Livia Turco, è che le politiche sociali adesso le fanno Bossi, Fini, Castelli, ma anche Tremonti, quando propone di sostituire l'intervento pubblico con le fondazioni. L'intervento dei privati in questi settori, però, rappresenterebbe la fine del principio di uniformità delle prestazioni, perché è chiaro che i privati investirebbero nei centri di eccellenza, abbandonando al proprio destino tutte le altre strutture. Una prospettiva che inquieta e preoccupa l'Ulivo. Che, adesso, vuole portare i pugliesi in piazza.
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