Non aspettavano altro....
Seguendo il consiglio di un nostro affezionato lettore, all'indomani del mio articolo sulla vicenda Totti, ero deciso a scrivere alcuni pezzi sulla moda giovanile di oggi e sui colori giallo-verde che tanto sono di moda in questi giorni.
Colori che subito portano alla mente le gesta della squadra campione del mondo, il Brasile.
Formazione che piena zeppa di campioni nella sua sana incoscienza calcistica va in campo prima per divertirsi, poi per divertire e dopo tutto per vincere, consapevole della propria forza.
Pensando a tutto questo, stamattina mi sono detto: "Mi spiace per il mio amico romano" ma due parole sulla nostra "impresa" di questo europeo le voglio proprio scrivere.
Stamattina torniamo a casa. Eravamo partiti per stravincere tutto e come al solito quando siamo favoriti, ce ne torniamo a casa.
Anche questa volta troveremo degli alibi, l'arbitro, la disonestà di danesi e svedesi, il caldo, la pioggia. Qualcosa ci si inventerà in queste ore ma alla fine tutti siamo ben consapevoli che il nostro è un fallimento che questa volta non puo' essere nascosto dietro al Moreno della situazione.
Proviamo a dare una spiegazione a questa débacle ma credo che tutti, addetti ai lavori e non si siamo accorti che abbiamo una squadra di "campioni" solo sulla carta e che nei momenti di difficoltà si perdono dietro a pianti e scuse da bambini.
Abbiamo un allenatore che in 4 anni non è riuscito a costruire niente in termini di gioco e di carattere. E con rammarico che dico questo perchè Trapattoni è sempre stato il simbolo del calcio all'italiana. Forse questo europeo ci farà capire che quel tipo di calcio non produce più nulla. Non basta fare un gol e difenderlo. Ormai tutte le squadre hanno la forza e la possibilità di tirare fuori una giocata che gli consenta di recuperare uno svantaggio esiguo.
Ci dispiace soprattutto per gente come Gattuso, Cassano, Zambrotta che fino all'ultimo secondo hanno dato tutto per quella maglia azzurra. Ci spiace un pò meno per Totti, Vieri, Fiore e il nostro amico romano che invece hanno pensato bene di rovinarci queste sere di metà giugno, dando da parlare a tutti gli inviati e pseudogiornalisti (come me) d'Italia in Portogallo.
Ora è giunto il momento di cambiare.
Verrà sicuramente cambiato l'allenatore, sarebbe da cambiare il presidente federale ma soprattutto è da cambiare la nostra mentalità calcistica di chi gioca e di chi parla o scrive. Abbiamo cominciato a polemizzare prima che cominciasse l'europeo e abbiamo continuato fino ad oggi e chissà fino a quando ancora. Smettiamola di parlare e fare critica disruttiva. Un po di colpe ce le abbiamo tutti.
Autore: Luigi Iaia