L'alto prelato ha annunciato che in tutte le chiese verrà diffuso un documento elaborato dal Consiglio pastorale della diocesi
"Tornando a Bari ho ritrovato una omertà, che è elemento cardine della società barese e che significa chiudere la porta e considerare marginale un fenomeno come la violenza finchè non ci tocca. Quest’ atteggiamento va eliminato proprio, ognuno deve farsi carico delle proprie responsabilità". E’ l’appello che lancia l’arcivescovo di Bari, mons.Francesco Cacucci, che, parlando con i giornalisti, ha presentato oggi l’iniziativa di diffondere domani in tutte le chiese baresi il documento elaborato dal Consiglio pastorale della diocesi a conclusione di un’analisi sul "drammatico e doloroso ripetersi di atti di violenza" a Bari. All’incontro ha partecipato anche il segretario del Consiglio pastorale, Beppe Micunco.
Per Cacucci, la società deve essere "coinvolta": "Tornando - dice - ad ascoltare, coinvolgendo sempre più persone in luoghi di aggregazione che la città di Bari deve saper ritrovare, come le parrocchie e anche i centri culturali dove il dibattito dev’ essere ampio». «E’ il positivo - spiega - che allontana il male. Venire incontro ai problemi delle famiglie, affrontare disoccupazione, sottoccupazione e lavoro sommerso significa porre attenzione a tutti gli uomini».
Per Cacucci, una società civile che non è ascoltata «è feudalizzata, ha paura, è insicura e mostra una chiusura che è atteggiamento che finisce col favorire l’ indifferenza e l’ omertà».
«Sento in questo momento - sottolinea l’ arcivescovo - studi, denunce, analisi sui fatti che avvengono nella società, ma sono preoccupato perchè manca il coinvolgimento pieno della società stessa. Per questo è necessario invitare alla riflessione tutti, a cominciare dalle parrocchie e dalla società ecclesiale, perchè quest’ ultima non si identifica con la società civile ma si incontra con essa».
Agli organi di informazione mons. Cacucci lancia un altro appello perchè, «insieme alle brutture che purtroppo si registrano, emerga anche il buono, la sensibilità, le potenzialità di un territorio attraverso un vero e proprio monitoraggio».
Il documento, che sarà distribuito da domani in tutte le parrocchie per essere poi oggetto di dibattito e riflessione per la festa di tutti i Santi, il primo novembre prossimo, si chiude con l’ appello alla comunità cristiana: "Dobbiamo vedere - sintetizza mons. Cacucci - in quel sangue sparso, che sia quello innocente di Abele o quello dello stesso Caino, una violenza alla bontà della creazione e alla unità del genere umano. Ognuno deve farsi carico delle proprie responsabilità perchè altrimenti una omertà diffusa schiaccia anche la voce delle istituzioni che sono i mezzi perchè la società civile raggiunga certi fini». «Come uomini - conclude l’arcivescovo, sempre dando conto del documento - come comunità civile, la risposta non può essere solo quella di intensificare la "sorveglianza", di curare maggiormente la "sicurezza"... Deve essere anche quella di seguire una diversa scala di valori nelle istituzioni, nella vita politica, nell’amministrazione della giustizia; di mettere da parte i giochi di potere, le logiche di potenza e prepotenza, la ricerca di profitti illeciti, ogni ricorso alla corruzione; di valorizzare e di intensificare, sia a livello civile che ecclesiale, i gesti positivi, le tante iniziative di solidarietà già in atto".