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Kumbha Mela: ecco lo spettacolo del simbolismo indiano, mostra a Lecce

Data: 14/01/2004 - Ora: 09:28
Categoria: Cultura

La mostra è stata già presentata, oltre che al Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma, a Torino, Milano, Macerata, Ortona, Cortona ed ha riscosso grande successo di pubblico

Le cento fotografie che compongono la mostra sono state scattate dalla professoressa Maria Rosa Cimino nel corso di tre festività indiane alle quali ha partecipato, due ad Allahabad (1989-1995) ed una ad Haridvar (1999), approfondendo così i significati dei rituali che vi si svolgono e incontrando personaggi particolari, che le hanno consentito di cogliere in modo diretto alcuni aspetti della cultura e della religione indiana. La mostra vuole portare lo spettatore a godere della bellezza dei colori e delle immagini di questo spettacolo unico al mondo e a comprendere i diversi significati della festa, andando al di là dell’astruso e spesso difficile simbolismo. La mostra è stata già presentata, oltre che al Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma, a Torino, Milano, Macerata, Ortona, Cortona ed ha riscosso grande successo di pubblico. La mostra rimarrà aperta per il pubblico salentino tutti i giorni (anche i festivi) fino a domenica 29 febbraio 2004, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.30 alle ore 19.00. Rosa Maria Cimino è studiosa d’arte indiana e profonda conoscitrice della cultura dell’India, dove ha soggiornato a lungo sin dal 1975. Ha lavorato nell’ufficio culturale dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente di Roma (ex Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente), organizzando mostre d’arte, conferenze, congressi. La professoressa Maria Rosa Cimino ha pubblicato libri e articoli di arte indiana. E’ attualmente professore associato di Archeologia e Storia dell’Arte dell’India presso la Facoltà dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Lecce. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI LECCE L’INDIA A LECCE In occasione della mostra "Kumbha Mela:dei, santi, uomini a convegno nella più grande festa hindu" è stato previsto il seguente calendario di eventi: SPETTACOLO DI DANZE INDIANE Teatro Paisiello Martedì 3 febbraio 2004, ore 21.00 Il canto del gesto danzatrice: Luisa Spagna percussioni classiche dell'India: Paolo Pacciolla CONFERENZE SULLA CULTURA INDIANA Castello di Carlo V, ore 17.30 Martedì 27 gennaio 2004 L'Induismo tra sistema sociale e ricerca dell’Assoluto Fabio Scialpi docente di Indologia dell'Università degli Studi della Basilicata Martedì 10 febbraio 2004 Dei, demoni e città sante dell'India Giuliano Boccali docente di Indologia dell'Università degli Studi di Milano Mercoledì 25 febbraio Kumbha Mela 2000, l'ultima grande festa Rosa Maria Cimino docente di Storia dell'Arte dell'India dell'Università degli Studi di Lecce * * * Le 100 foto a colori presentate per questa mostra illustrano la festa più importante per gli hindu che vede radunati nei giorni considerati più santi milioni di fedeli convenuti per il bagno nelle acque sacre del Gange che laverà le loro colpe e accorcerà il tempo delle loro vite future. Lo spettacolo di questa massa umana variopinta è superbo, come anche intensi sono gli incontri con gli asceti (sadhu), anch’essi numerosissimi, vero polo di attrazione per il bizzarro aspetto e gli ancor più stravaganti comportamenti. Vi si svolgono vari rituali come le offerte al fiume e nei templi, il taglio dei capelli, le elemosine, i pranzi collettivi organizzati da devoti facoltosi per i sadhu allo scopo di "dividere il cibo materiale e spirituale". Nei giorni propizi, determinati da una fortunata congiunzione astrale, le comunità religiose, in fastose processioni, vanno a bagnarsi nel luogo più sacro precedute dai naga, gli asceti nudi, "vestiti di spazio". La mostra, corredata da un catalogo, vuole rendere comprensibili ai visitatori almeno alcuni significati della festa, nascosti nei complessi simboli delle cerimonie. Il Kumbha Mela, la festa più importante dell’India, celebra il mito della lotta tra i demoni e gli dei per la conquista del nettare dell’immortalità. Essa si svolge ogni dodici anni in una delle quattro città sante richiamando per l’occasione milioni di fedeli provenienti da tutte le regioni dell’India. Grazie ad una fortunata congiunzione astrale e alle acque purificatrici del Gange e della Yamuna che scorrono ad Allahabad e ad Haridvar, o di altri fiumi sacri per le città di Nasik e Ujjain, i pellegrini "lavano" i loro peccati, accorciando così il tempo delle loro vite future. Numerosi altri riti, come quello del taglio dei capelli o i riti di offerta, permettono ai devoti di acquistare meriti spirituali; nei giorni considerati più santi si arriva anche a un flusso di trenta milioni di persone. Ciò comporta uno sforzo organizzativo notevole da parte delle autorità che per l’occasione costruiscono ponti mobili e strade, dotando l’immensa piana dei fiumi di impianti per l’acqua, per l’energia elettrica e per le fognature, allo scopo di favorire la nascita di un’immensa tendopoli dove alloggiare i pellegrini. Ogni comunità religiosa o singoli maestri costruiscono il proprio ashram (monastero) per ospitare gli adepti o farne di nuovi, accogliendoli con grande generosità. Ognuno può mangiare e dormire gratis ovunque. Lo spettacolo di questa massa umana variopinta è superbo, come anche estremamente interessante è il contatto con i maestri, i sadhu e i "santoni", anch’essi numerosissimi, vero centro di attrazione per il loro bizzarro aspetto e i loro spesso stravaganti comportamenti. I naga, considerati i più santi, alle processioni sacre si presentano tutti nudi. C’è chi per mostrare il raggiunto dominio del corpo da diciotto anni ha un braccio alzato che ormai è totalmente anchilosato. Ci sono sadhu che decidono come pratica spirituale (sadhana) di stare sempre in piedi, quindi si appoggiano su un’altalena per dormire e riposare. Altri mostrano le loro capacità adagiandosi tranquillamente su un letto di spine. Altri ancora, i più stravaganti, sempre allo scopo di annullare la propria individualità, assumono l’aspetto e il comportamento di scimmie, andando in giro tutti dipinti e saltellanti. Di alcuni altri santi uomini, molto venerati, gli adepti dichiarano un’età che si aggira intorno ai centoventi, centocinquanta e perfino cinquecento anni. Maestri molto venerati fanno apparire dal nulla gli oggetti, altri ancora materializzano se stessi. Una yogini giapponese, discepola di un famoso baba, effettua il samadhi, una pratica molto antica che permette di ‘seppellirsi’ per alcuni giorni, operando una sorta di ibernazione del proprio corpo.

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