Anche per evitare che l'agenda politica, monopolio ormai delle faccende elettorali, trascuri questioni di rilevanza strategica per il futuro della sanità pugliese
La necessità per la Puglia di una rivisitazione dei criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale, istituiti nel 96 dal governo di centrosinistra, è l'oggetto di un intervento del vicepresidente della Commissione regionale Sanità Luigi D'Ambrosio Lettieri che sottolinea come "tali parametri finiscano per agevolare in maniera spropositata molte delle regioni del nord a discapito della nostra sanità".
"In particolare - scrive ancora d'Ambrosio - è ancora più penalizzante per la Puglia lo scarso peso attribuito agli indici regionali di povertà nonostante i drammi sociali ai quali abbiamo assistito con grande tristezza negli ultimi giorni"
Parimenti, come si legge nella nota, "anche il blocco delle assunzioni di personale sanitario appare oggi, per una realtà come la Puglia che la sua cura dimagrante l'ha già fatta ed è ormai avviata lungo un percorso di nuovi investimenti, anacronistico e controproducente".
Questo il testo dell'intervento.
Anche per evitare che l'agenda politica, monopolio ormai delle faccende elettorali, trascuri questioni di rilevanza strategica per il futuro della sanità pugliese sarebbe opportuno ritagliare alcuni spazi alla pacata e attenta riflessione.
Fino a questo momento, è innegabile, il governo nazionale ha sovente mostrato cura e attenzione per le esigenze dell'esecutivo regionale e, più in generale, per i bisogni della Puglia. Basta pensare, ad esempio, alle questioni, tanto decisive quanto delicate, legate alla privatizzazione dell'Aqp o ai cospicui finanziamenti del Cipe per le infrastrutture. Persino in questi giorni si sono potute registrare conferme in questo senso: a quanto pare, infatti, l'orientamento del governo Berlusconi circa l'ormai noto decreto 56 sembra andare giustappunto nella direzione auspicata dal presidente Fitto.
Ciò detto, doverosamente, la speranza è che la stessa attenzione dimostrata dal governo nazionale ai diversi settori della Puglia venga ora riservata anche alla sanità regionale che, a questo punto, essendo tra le più virtuose d'Italia, attende con ansia provvedimenti che restituiscano complessivamente equità al sistema.
In particolare sono tre le questioni che richiedono un atteggiamento vigile.
Prima fra tutte quella relativa ai criteri di riparto del fondo sanitario nazionale. Così come sono, infatti, secondo quanto prescritto dal decreto 662 del 96 approvato dal governo di centrosinistra, penalizzano decisamente le legittime aspettative della Regione Puglia che, a questo punto, non può rischiare di veder compromessi gli enormi sforzi compiuti per ripianare tutte le passività in bilancio. Va da sé, infatti, che se non verranno rivisitati alcuni dei parametri vigenti nella ripartizione del Fondo sanitario nazionale il maggior beneficio sarà soprattutto per molte delle regioni del nord. Tanto per fare un esempio, se non verrà abolita la quota pesata e reintrodotta quella pro capite potrebbe succedere che all'Emilia Romagna, che conta circa diecimila abitanti in meno della Puglia, tocchino ben cinquecento milioni di euro in più di quelli destinati alla nostra Regione. Ma è ancora più incomprensibile, e allo stesso tempo penalizzante per la nostra sanità, lo scarso peso attribuito agli indici regionali di povertà, considerati ormai dalla più recente letteratura scientifica, una patologia a tutti gli effetti. Compresi i drammi sociali ai quali, purtroppo,tutti noi baresi abbiamo appena assistito con grande tristezza, e rispetto ai quali occorre intervenire con tempismo e concretezza evitando penosi scaricabarile di responsabilità fra questa e quella amministrazione, questa e quella coalizione o tra questo e quel partito.
Altra questione è costituita dai criteri di riparto delle ingenti risorse - ben due milioni di euro - istituite per colmare i debiti accumulati in ambito sanitario dalle regioni. I criteri di riparto di tali stanziamenti, ovviamente, non possono non tener conto delle realtà regionali virtuose dal punto di vista finanziario. Non si può infatti premiare chi si indebita, senza il rispetto dei patti istituzionali, e mortificare invece chi ha adottato una politica economica rigorosa nonostante l'impopolarità dei provvedimenti. Del resto soltanto tre regioni sono riuscite nell'impresa di evidenziare una avanzo di amministrazione; e tra queste è la Puglia, unica nel meridione, quella col bilancio più positivo.
Sempre in quest'ottica, anche il blocco delle assunzioni di personale sanitario, imposto dall'ultima finanziaria, appare anacronistico e controproducente per una realtà come la Puglia che la sua cura dimagrante l'ha già fatta ed è oramai avviata lungo un percorso di nuovi investimenti, e quindi anche nuove assunzioni, nella salute pubblica.
Tale tragitto punta diritto alla piena efficienza del sistema e, ormai, non può più essere fermato. Con indubbio vantaggio per la nostra comunità e a ristoro delle legittime aspettative della nostra gente, con particolare attenzione alle fasce più sfortunate.